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Museo Correr, una mostra tra la calligrafia e la tipografia

di TMNews sabato 29 novembre 2025
2' di lettura

Venezia, 29 nov. (askanews) - Una mostra che ragiona sulla relazione tra calligrafia e tipografia, unendo culture diverse, nell'ambito della rassegna annuale "East West Calligraphy" , che propone masterclass, incontri e conferenze dedicati alla calligrafia. Nella Sala delle Quattro Porte del Museo Correr di Venezia è ospitata l'esposizione "Caratteri".

"Noi ci concentriamo ogni anno sul mettere in dialogo scritture diverse di culture calligrafiche diverse, normalmente Oriente e Occidente - ha spiegato ad askanews Monica Viero, responsabile degli archivi e delle biblioteche della Fondazione Musei Civici di Venezia, co curatrice della mostra con Monica Dengo -. Quest'anno la mostra propone infatti un dialogo tra scrittura occidentale, presentando due artisti statunitensi, e scrittura orientale: presentiamo quest'anno due artisti coreani. La mostra si concentra sull'alfabeto quindi sugli alfabeti fonetici e sul sistema di scrittura molto comprensibile. opere che sono esposte in mostra sono tutte opere che veicolano anche un significato oltre che un segno".

Gli artisti in mostra sono i coreani Kim Doo Kyung e Kang Byung-In e gli statunitensi Thomas Ingmire e Amos Paul Kennedy Jr. Le loro opere sono poi accompagnate da documenti storici conservati al Correr. Ed è interessante seguire anche l'aspetto più filosofico che distingue le culture calligrafiche.

"Mentre in Oriente la calligrafia rimane un punto fermo fondamentale della formazione della persona, dell'individuo, della sua ricerca anche personale, anche interiore, anche filosofica - ha aggiunto Monica Viero - in Occidente questo invece viene via via nel corso del tempo a perdersi, per rimanere invece uno strumento, uno strumento che veicola significati ed è quello che noi proponiamo esponendo delle opere che non sono più manoscritte, ma sono stampate".

"Caratteri" comunque invita a riflettere sul valore universale della scrittura come traccia dell'umano, luogo di incontro tra mente, corpo e cultura, e strumento di dialogo tra tradizione e contemporaneità.

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Prevenzione orale e salute pubblica, nasce un'alleanza scientifica

Roma, 2 dic. (askanews) - Promuovere la salute orale è un investimento strategico anche per la sostenibilità del Sistema sanitario. Con l'obiettivo di rendere la prevenzione delle malattie del cavo orale una priorità nazionale di salute pubblica, ed aumentare la consapevolezza sulla stretta connessione tra l'igiene orale e la salute generale, nasce in Italia il Comitato Scientifico Multidisciplinare per la Salute Orale e Sistemica, un gruppo di lavoro con istituzioni, esperti clinico-scientifici, università e società medico-scientifiche. Un'alleanza scientifica per stimolare la prevenzione orale e la salute pubblica promossa dal progetto "In Bocca alla Salute - Scegli la salute, inizia dalla bocca", realizzato con il contributo non condizionante di Procter&Gamble.

Prof. Loreto Gesualdo, Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane (FISM): "Una corretta igiene orale previene malattie del cavo orale e malattie cronico degenerative. Ecco l'importanza dello stare insieme, costruire insieme dei percorsi, nuove linee guida, perché prevenire significa rendere più sostenibile il nostro sistema sanitario nazionale".

Secondo un'indagine dell'Osservatorio di igiene orale di Nomisma e Fondazione ReS, la salute orale degli italiani presenta sfide significative: l'85% ha problemi gengivali o dentali; l'88% ignora la correlazione tra igiene orale e malattie cognitive, il 74% tra igiene orale e diabete, il 58% con le malattie respiratorie e il 49% con le malattie cardiovascolari; inoltre il 40% ha rinunciato a controlli o cure odontoiatriche principalmente per motivi economici. E' quindi necessario un cambio di mentalità per avvicinare l'igiene orale ad un concetto più ampio e completo di paradigma preventivo, che sia al centro delle abitudini della popolazione.

Prof. Andrea Pilloni, Ordinario di Parodontologia Sapienza Università di Roma: "La parodontite è la sesta malattia più prevalente nell'uomo, ma assolutamente facilmente intercettabile, facilmente diagnosticabile. E' la principale causa della perdita dei denti, ma è molto collegata a patologie ancora più importanti come il diabete, l'artritre reumatoide. Quindi fare prevenzione di patologie orali, quali ad esempio la malattia parodontale, vuol dire mettere al riparo il cittadino da tante sistemicità che possono essere a volte non facilmente gestibili".

La bocca è la porta di ingresso al resto del corpo e i problemi gengivali possono aumentare il rischio di problemi gravi per la salute generale. Le linee guida del Ministero della Salute sulla corretta igiene orale sono chiare: lavarsi i denti almeno 3 volte al giorno, preferibilmente con uno spazzolino elettrico, utilizzare dentifricio fluorato e filo interdentale ogni giorno ed effettuare visite di controllo specialistiche con periodicità.

Prof. Antonio Gasbarrini, Direttore Scientifico Policlinico A. Gemelli Roma: "Andando a intervenire sull'ingegnere orale, si possono addirittura prevenire alcune malattie: una rivoluzione vera che noi abbiamo solo cominciato. Per cui apparentemente una cosa sciocca, come può essere il lavarsi i denti o l'igiene orale ha un valore gigantesco. Una rivoluzione assoluta di cui la cosa importante anche per noi ricercatori è che solo adesso stiamo capendo che cosa vuol dire l'ecosistema della bocca".

Secondo gli esperti ridurre l'incidenza delle patologie croniche e sistemiche connesse alla scarsa igiene orale produrrebbe notevoli risparmi per il Servizio sanitario nazionale.

TMNews

La Rete IZS come presidio essenziale di prevenzione One Health

Roma, 2 dic. (askanews) - La Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani torna al Forum Risk Management in sanità di Arezzo per portare al centro del dibattito il contributo della sanità pubblica veterinaria nella prevenzione dei rischi per la salute umana, animale e ambientale.

Diffusa in modo capillare su tutto il territorio nazionale, la Rete IZS costituisce una infrastruttura unica nel panorama europeo: 10 sedi centrali e decine di sezioni diagnostiche periferiche lavorano ogni giorno a supporto del Servizio sanitario nazionale e regionale, garantendo sorveglianza epidemiologica, ricerca sperimentale, formazione degli operatori, supporto di laboratorio e attività diagnostica. Grazie a migliaia di professionisti, tra cui veterinari, biologi, chimici, tecnologi alimentari, tecnici di laboratorio, statistici e altre figure specialistiche, la Rete presidia l'intera filiera agroalimentare e contribuisce in modo determinante alla tutela della salute pubblica in ottica One Health.

"La Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali è un modello unico in Europa e rappresenta un presidio essenziale per la prevenzione. La nostra forza risiede nella capillare distribuzione sul territorio e nella capacità di integrare rapidamente le competenze, garantendo un sistema di sorveglianza avanzato e una risposta efficace a tutela della Salute Pubblica, animale e ambientale in ottica One Health", spiega Stefano Palomba, Commissario Straordinario dell'Izs di Lazio e Toscana, in rappresentanza della Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani.

Nel corso del Forum, la Rete Izs ha concentrato l'attenzione innanzitutto sul rapporto tra vettori e cambiamento climatico. Il riscaldamento globale, la tropicalizzazione del clima e le modifiche degli habitat stanno favorendo l'espansione di zanzare, zecche e altri vettori in aree e periodi dell'anno un tempo considerati a basso rischio. Attraverso reti di sorveglianza integrate, strumenti diagnostici avanzati e attività di supporto alle autorità sanitarie, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali contribuiscono a individuare precocemente le malattie trasmesse da vettori e a definire strategie di prevenzione adeguate ai nuovi scenari epidemiologici.

"Il cambiamento climatico è una condizione che tocca tutti e che deve essere affrontata in maniera multidisciplinare e noi, come Istituti Zooprofilattici, abbiamo un compito importantissimo nel prevenire tutte queste malattie infettive. Ne abbiamo tante nei nostri territori e ai nostri confini", ha spiegato il prof. Giuseppe Iovane, direttore generale dell'IZS del Mezzogiorno. Un secondo asse di lavoro riguarda la sicurezza alimentare e la prevenzione delle tossinfezioni. I controlli lungo tutta la filiera, i piani di monitoraggio sui principali patogeni di origine alimentare, la capacità di risposta rapida in caso di focolai e le attività di formazione rivolte agli operatori rappresentano strumenti essenziali per ridurre il rischio di eventi avversi e proteggere il consumatore finale. Nel confronto di Arezzo, la Rete porterà esperienze concrete, dati e modelli organizzativi che mostrano come la sanità pubblica veterinaria sia parte integrante delle politiche di gestione del rischio del sistema sanitario.

"La Rete degli Istituti Zooprofilattici affronta il problema dell'antimicrobico-resistenza in maniera sistematica e unitaria già da quindici anni, creando gruppi di lavoro sia sul versante diagnostico, che porta a una riduzione del consumo di farmaco, sia sui sistemi e sulle strategie per la riduzione del consumo di farmaco. Questo permette di avere un sistema di approccio unico per la diagnostica delle malattie e per la valutazione della strategia antibiotica da utilizzare", evidenzia Giorgio Varisco, direttore generale dell'Izs di Lombardia ed Emilia Romagna.

La terza direttrice è la salute degli ecosistemi, intesa come elemento chiave per prevenire le crisi sanitarie future. Programmi di sorveglianza ambientale, studi sui contaminanti, attività di ricerca sulle interazioni tra fauna selvatica, animali d'allevamento e ambiente consentono agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali di agire come vere e proprie sentinelle delle trasformazioni in atto nei territori. In questo quadro si inseriscono anche progetti innovativi come quello dell'IZS dell'Umbria e delle Marche e dell'IZS del Mezzogiorno sul registro dei tumori animali, pensato per costituire una base informativa strutturata e, in prospettiva, dialogare con i registri dei tumori umani. L'integrazione tra i dati consente infatti di cogliere precocemente segnali di rischio, individuare possibili cluster territoriali e offrire alle istituzioni sanitarie elementi utili per orientare le politiche di prevenzione, in piena coerenza con l'approccio One Health. "L'approccio One Health - aggiunge Palomba - non è un concetto teorico, ma la nostra strategia operativa per affrontare i rischi complessi che trascendono i confini geografici e disciplinari. Attraverso l'analisi sui vettori emergenti, le indagini sulle tossinfezioni e il monitoraggio continuo del territorio, agiamo come un sistema coeso capace di anticipare le crisi e gestirne le criticità, in linea con le sfide poste dai cambiamenti climatici e ambientali: preparazione, capacità di risposta rapida e collaborazione tra istituzioni, laboratori e servizi sanitari. Solo così possiamo proteggere la salute delle persone e degli ecosistemi in un contesto in continuo cambiamento".

In una situazione, quale quella attuale, in cui l'epidemiologia cambia rapidamente, le malattie emergenti si intrecciano con le crisi climatiche e ambientali e la domanda di salute diventa sempre più complessa, la Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali si conferma un presidio essenziale per la prevenzione e la gestione del rischio. La partecipazione al Forum è l'occasione per ribadire che la sanità di domani si costruisce anche e sempre di più a partire dai territori, dalle filiere alimentari e dagli ecosistemi che li sostengono. "Stiamo cercando - ricorda infine Giovanni Filippini, Direttore Generale della salute animale del Ministero della Salute - in un'ottica One Health, di cambiare l'approccio nella gestione di queste emergenze. Ovviamente ciò significa, sia in termini strategici sia in termini organizzativi, rivedere l'attuale assetto, dove gli Istituti Zooprofilattici sono protagonisti importantissimi. Vuol dire passare da una gestione prettamente legata alle emergenze a una gestione che, invece, tende a prevenirle".

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Cavo Dragone (Nato): la leva obbligatoria appartiene al passato

Milano, 2 dic. (askanews) - Prontezza, interoperabilità e capacità di rispondere in tempi rapidi. Sono queste le priorità elencate da Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato Militare della Nato in una nuova intervista rilasciata al Foglio, dopo quella di ieri uscita sul Financial Times che rivelava come l'Alleanza stia valutando attacchi preventivi nella risposta alla guerra ibrida della Russia.

Oggi l'ammiraglio parla della leva: "Il modello di leva obbligatoria che molti ricordano - dice - appartiene a un'epoca in cui le esigenze operative, ma non solo, erano diverse: le priorità oggi sono cambiate". Pur evitando di commentare scelte politiche specifiche italiane, Cavo Dragone ha confermato il cambiamento radicale dello scenario di sicurezza globale e la necessità di una riflessione seria su organizzazione, regole e capacità delle forze armate, da gestire nell'ambito dell'Alleanza. Ha inoltre richiamato l'importanza di investimenti in tecnologie, formazione del personale, cooperazione pubblico-privato e cultura della sicurezza digitale.

La leva obbligatoria nel 2011 è stata sospesa in Germania ad esempio, mentre ora il governo tedesco sta puntando su una riforma della leva su base volontaria con l'obiettivo di aumentare significativamente il numero di soldati nella Bundeswehr.

Negli ultimi mesi, è diventato chiaro come la minaccia rappresentata dai droni si stia evolvendo e abbia un impatto sempre maggiore sulla vita quotidiana. Si sono visti oggetti non identificati sorvolare gli aeroporti europei, interrompendo gravemente il traffico aereo civile, e altri sistemi di proprietà russa violare lo spazio aereo della NATO lungo il fianco orientale dell'Alleanza. La NATO e gli Alleati stanno affrontando la sfida con diverse iniziative per potenziare le misure anti-droni, rafforzando ulteriormente le difese aeree. Parte di questi sforzi è il Progetto Flytrap 4.5, un'iniziativa guidata dagli Stati Uniti d'America, progettata per testare e valutare tecnologie anti-droni pronte all'uso, per una possibile rapida acquisizione e futura integrazione nei sistemi di difesa aerea alleati. Questi sistemi testati possono aiutare gli Alleati a rilevare e distruggere i droni a costi inferiori e con una maggiore efficienza. L'evento di due settimane che vediamo nelle immagini si è tenuto presso l'area di addestramento di Putlos in Germania dal 10 al 21 novembre 2025, e ha riunito soldati, team di approvvigionamento e partner industriali per valutare soluzioni innovative contro le minacce simulate dei droni.

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Prove di soccorso sulla pista di ghiaccio per Milano-Cortina

Milano, 2 dic. (askanews) - Prove di soccorso sulla pista di ghiaccio delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Sulla pista 02ice Milano di Piazza Città di Lombardia, medici, infermieri e soccorritori dell'Agenzia Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia (AREU) - al termine dei lavori della prima giornata del Congresso nazionale Siems - hanno realizzato una simulazione di intervento di primo soccorso in caso di infortunio durante una competizione sportiva. L'iniziativa ha permesso al pubblico di osservare da vicino l'organizzazione e le procedure di emergenza sanitaria per le quali il personale medico e infermieristico di AREU è impegnato in un percorso di formazione specifica in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. La prima simulazione ha riguardato un infortunio causato da un impatto violento durante una partita di hockey su ghiaccio. Nella seconda esercitazione, invece, sono state messe in scena le procedure da adottare in caso di arresto cardiaco dell'atleta. L'iniziativa rappresenta un ulteriore tassello nel percorso di preparazione sanitaria per assicurare standard di eccellenza nella gestione delle emergenze durante i grandi eventi sportivi internazionali. "Oggi abbiamo simulato due delle principali modalità di intervento che potremo frontaggieare con le sdiscipline olimpiche", ha spiegato la dottoressa Maria Teresa Spina.

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