Il commento

Ucraina, Alessandro Sallusti: "Dal Covid alla guerra, qual è il lato positivo di questo dramma"

Alessandro Sallusti

Una emergenza dietro l'altra, siamo passati dal Covid alla guerra in Europa senza riuscire a tirare neppure il fiato. Non è un bel momento, ovvio. Ma è un momento, carico di lutti e paure come non eravamo abituati da oltre settanta anni a questa parte. Fino ad allora le tragedie, sanitarie e belliche, erano all'ordine del giorno, mai l'umanità - anche in Occidente - aveva conosciuto un periodo così lungo senza epidemie, carestie e guerre tanto che si era escluso un loro possibile ritorno, non sull'uscio di casa. Un bene, certamente, che ci ha permesso di concentrarci su cose più utili e piacevoli.

 

 

In settant'anni la civiltà ha fatto un balzo più che dall'anno zero: siamo stati sulla Luna, ci spostiamo sulla Terra con mezzi veloci e confortevoli, viviamo connessi a livello planetario e i diritti civili sono qualche cosa di impensabile agli occhi dei nostri nonni. Una corsa sfrenata che oggi ci accorgiamo non essere stata gratis. È l'altra faccia della medaglia della tragedia, la faccia che ci riporta coni piedi per terra, una sveglia che purifica e fa cambiare le agende degli stati.

 

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Senza il Covid prima e il caso Ucraina poi saremmo ancora qui a centellinare gli euro per non sforare il dogma convenzionale del rapporto debito-pil che se compresso è causa della mancata crescita; senza il Covid l'Europa non avrebbe stampato moneta che da qui in poi useremo per finanziare nuove infrastrutture e ricerche, né avremmo preso coscienza della fragilità del nostro sistema sanitario; senza la guerra in Ucraina continueremmo a pensare che le fonti energetiche non sono una priorità bensì un nemico perché "sporche"; senza tutto quello che è accaduto e che sta accadendo ci eravamo illusi che un alleato vale l'altro, che in economia e in politica basta stare con chi paga di più e tutto andrà bene; solo oggi riscopriamo che avere un esercito ben finanziato e armato non è un insulto alla pace bensì il suo presupposto imprescindibile. Ci auguriamo che la guerra finisca al più presto, possibilmente subito. Ma per non trovarsi con le sole macerie è indispensabile non scappare e guardarla negli occhi.