Infezioni rosse

Occidente, la piaga comunista che intralcia la nostra libertà (e le cose sembrano peggiorare)

Iuri Maria Prado

Da ormai quasi un secolo il bene nel mondo, il progresso nel mondo, la protezione e lo sviluppo delle libertà nel mondo, sono stati assicurati nonostante l'incombere della piaga comunista. E per converso il male nel mondo, l'arretratezza nel mondo, il vilipendio delle libertà nel mondo, si sono avuti a causa di quell'infezione inguaribile. Le società torturate e sequestrate, le economie malferme, l'inesistenza o l'assoluta precarietà dei diritti elementari in qualunque sistema appena civile, l'assenza o il carattere puramente fittizio dello schema democratico, la tecnologia obsoleta, i sistemi produttivi involuti in un'eterna inefficienza: queste sono le cose che alternativamente, o spesso cumulativamente, ha regalato al mondo la peste comunista.

 

 

E non vale, a contrasto, obiettare che analoga miseria e violenza si registra anche dove quel morbo non ha attecchito. Non vale perché non si tratta di realtà quantitativamente comparabili e, soprattutto, perché l'autocrate africano o asiatico non trae il suo potere da nessuna tradizione legittimante, se non quella tribale e dinastica che però non ha le pretese di giustizia sociale invece proprie della secolare menzogna comunista.

 

 

Sono decenni, e l'andazzo continua, che il corso civile e di benessere del mondo è intralciato dall'interferenza comunista: quella che soffoca le economie e i diritti, quella che spia, che incarcera, che censura, che espropria. E che, quando non basta, interferisce facendo la guerra: non la guerra inevitabilmente ingiusta che fa l'Occidente, ma quella dopotutto comprensibile contro l'Occidente che ha la colpa di essere libero.