Il "subcomandante"

Alessandro Di Battista, "la vera ragione per cui va in Russia": indiscrezioni sconcertanti

Filippo Facci

Sulla scrivania del direttore di Libero si stanno accumulando innumerevoli richieste di cronisti che vogliono partire per scrivere importanti reportage ovviamente corredati di video, foto e post dalla «periferia del mondo», obiettivo scandagliare e sviscerare «coloro che vivono al di fuori delle grandi metropoli» per meglio comprendere «quelli che vivono dall'altra parte», viaggi possibilmente transcontinentali con destinazioni prevalenti Dubai, Bali, Polinesia francese, Maldive, Seychelles, Mauritius, Santo Domingo e un clamoroso Lignano Sabbiadoro. Dall'ufficio del personale sono riecheggiati strani e forti rumori, forse degli spari, vi aggiorneremo. Di certo è che sta prendendo piede il modello «Dibba Travel»: vacanze per mesi interi (e contestualmente non fare un cazzo) tirandosela però da Jack Kerouac on the road, da Papa Francesco in soccorso degli ultimi, ovviamente scorrazzando con una compagna che un nome normale non poteva averlo (Sahra Lahouasnia) e con un figlioletto che si chiama banalmente Andrea e un altro che in compenso ha un nome bellissimo, di gran gusto: Filippo. Dai diari della motocicletta ai diari del passeggino.

 


ITINERARIO - La novità è che l'autorevole subcomandante grillino, in queste ore, è già ripartito questa volta per la Russia, anzi, «la Russia più profonda», questo appunto per «comprendere quel che i russi che vivono al di fuori delle grandi metropoli pensano del conflitto»: niente di difficile, calcolando che in un mese e mezzo deve solo visitare lo stato più vasto del mondo (144 milioni di abitanti) che si estende per un quarto in Europa e per tutto il resto in Asia, confinando solo con quattordici stati e col mare vicino al Giappone, con mar Baltico, col mar Glaciale artico, con l'Oceano Pacifico e senza contare il mar Caspio e il mar Nero. Ci sarebbe anche l'Oblast di Kaliningrad piazzata in mezzo all'Europa, ma forse non farà in tempo a passarvi, ha sempre detto che si sposta in autobus.

 

 

POLTRONE MAI OFFERTE - Insomma, dopo aver detto e ridetto che per i suoi viaggi formativi e testimoniali lui ha rinunciato a incarichi e poi a questo e a quello (soprattutto a poltrone che nessuno gli ha offerto) ha fatto sapere che «prima di richiedere il visto ho avvertito l'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica e, dopo averlo ottenuto, l'Ambasciatore italiano a Mosca». E ha fatto bene, perché altrimenti, probabilmente, l'avrebbero arrestato come spia. Ma queste cose lui le sa, perché è un professionista, Di Battista, dal 2010, è stato in Argentina, Cile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Belize, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Guatemala, Cuba, Panama e chissà quanti ne stiamo dimenticando. La compagna Sahra però l'ha conosciuta a Roma Nord, quand'era ancora parlamentare: dopo tre mesi le ha proposto un viaggio con biglietto di sola andata per San Francisco.

 

 

OBIETTIVO INFLUENCER - Vabbeh, tanto è lì che volete arrivare: chi paga? Lui non è più parlamentare, e a dirla tutta non è neppure povero, ma non basta: ergo, da quanto inteso, il reportage sarà pubblicato su Il Fatto Quotidiano e comprenderà un documentario che andrà in onda per l'annesso «TvLoft», certo non gratis. È andata così anche in passato. «Credo sia utile conoscere quel che pensano dall'altra parte», ha scritto. Da questa parte non ha più niente da imparare. Nelle brevi pause italiane si segnala un suo corso di comunicazione politica (costo: 39 euro) tenuto per i candidati grillini alle amministrative (e questo spiega i risultati) e anche qualche aiutino per la campagna elettorale di Virginia Raggi (e anche questo spiega eccetera). In generale ad Alessandro Di Battista piace molto atteggiarsi a normalone, ciao amico, ehi fratello, raccontami la tua storia, uno di noi, il vicino della villa accanto. In effetti la quasi totalità degli italiani è indecisa se lavorare o scegliere tra andare in vacanza per mesi e girare il mondo coi figli. Li sponsorizzasse, almeno, e indossasse qualche griffe riconoscibile: i Ferragnez sarebbero a un passo.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe