Anziani tartassati

Pensioni, Pietro Senaldi: "Bastonato di nuovo chi ha versato di più"

Pietro Senaldi

In Italia ci sono un milione e ottocentomila cittadini di serie C. Sono i pensionati che godono di un assegno da 2.600 euro mensili e più. Tutti ex lavoratori che hanno di migliaia di euro di contributi, che generalmente hanno lavorato più a lungo del periodo necessario per avere i requisiti minimi per il ritiro, talvolta anche oltre i settant'anni, e che non di rado hanno anche riscattato a caro prezzo gli anni di laurea. È da undici anni, dai tempi del governo Monti-Fornero, che questi italiani vedono ridursi inesorabilmente la loro capacità di spesa a causa della mancata indicizzazione piena dell'assegno con l'aumento del costo della vita. Una decisione poi confermata, con diverse gradazioni di taglio, dai governi Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi e anche da quest' ultimo. Questo, secondo lo studio dell'Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate del 2002 elaborato dal professor Alberto Brambilla, ha comportato che chi, per esempio, percepiva nel 2006 un assegno di 3.300 euro lordi abbia perso fino a oggi quasi 49mila euro- 450 euro al mese- di mancata rivalutazione. Non meglio andrà nei prossimi dieci anni, nei quali chi gode di una pensione di 2.500 euro lordi perderà 13mila euro, e via a salire fino ai 69mila di chi ha un assegno di 5.200 euro e ai 115mila di chi ce l'ha di 10mila euro. Si tratta di somme rilevanti, che costituiscono una sorta di appropriazione indebita dello Stato ai danni di chi ne ha rispettato le regole.

 

TRADIMENTO - La sistematica spogliazione dei pensionati, anche quelli del ceto medio non solo i ricchi, costituisce una violazione del patto sociale tra i cittadini e l'autorità pubblica su cui si regge qualsiasi democrazia, un tradimento. Nessuno pensa che ci sia un intento punitivo dei vari governo nei confronti dei pensionati più o meno benestanti, ma è indubbio che i loro interessi sono sempre i primi a essere sacrificati quando le risorse scarseggiano. Va da sé che questo accade perché è una categoria che non può reagire, persone non rispettate in quanto cittadini onesti ai quali va restituito quanto hanno dato ma trattate come una fonte di spesa improduttiva, un limone spremuto a cui sottrarre le ultime gocce, perché tanto non ha forza reattiva. 

 

BRICIOLE - Piatto piange, è la motivazione del taglieggio dell'anziano, non si può fare diversamente. Il punto però è che il piatto piange sempre per gli stessi, che sono quelli che lo hanno riempito ma ai quali restano solo le briciole. La mancata rivalutazione degli assegni infatti non tocca le pensioni minime, che sono quelle di cui godono coloro che non hanno versato i contributi, o ne hanno corrisposti solo una parte. In Italia ci sono venti miliardi l'anno di evasione contributiva e chi la pratica, compiuti i sessantasette anni, può vantare di un assegno pienamente rivalutato, a differenza di chi ha versato fino all'ultimo euro. La mancata indicizzazione della pensione si traduce quindi di fatto in un invito a frodare e in una punizione di chi sta alle regole.

 

TRUFFATI E TRUFFATORI - Ma l'effetto più sistemico è che, ripetuto nel tempo, l'affettamento degli assegni pensionistici decorosi contribuisce alla proletarizzazione del ceto medio e alla trasformazione dei cittadini anziani in una massa indistinta di percettori, a prescindere dalla storia contributiva individuale, mischiando mantenuti e sostenitori, truffatori e truffati, miracolati e titolari di diritti quesiti. L'amara verità è che l'Inps è sull'orlo del fallimento e, non potendo alzare l'età della pensione, un po' perché è già molto alta, un po' perché sarebbe estremamente impopolare, si disincentiva il ritiro dal lavoro, tagliando gli assegni e premiando in busta paga chi resta al lavoro dopo avere compiuto l'età per andarsene e le aziende che li tengono. L'altra nota dolente è che solo il 55% dei sedici milioni di beneficiari dell'Istituto di Previdenza sono titolari di trattamenti pensionistici veri, mentre ben 7,3 milioni godono di trattamenti assistenziali, ovverosia incassano senza aver dato nulla. Naturalmente, sono questi ultimi a vedersi sempre rivalutato interamente l'assegno.