Il commento

Vittorio Feltri, "cosa sta sbagliando Zelensky": l'errore che può rovinarci tutti

Avevamo soltanto il sospetto che Volodymyr Zelensky non avesse davvero a cuore la pace, che fosse un incapace e che non brillasse quanto a intelligenza, che marciasse sul ruolo di vittima e pure su quello di eroe, ruolo che tanto gli piace, che gli piacessero parecchio le copertine, che di dialogare con il nemico poco gli importasse. Bene. Oggi abbiamo la conferma che tutto ciò che avevamo supposto è, in effetti, fondato. Abbiamo un Paese, l'Ucraina, completamente devastato, fatto a pezzi, distrutto, raso al suolo, da ricostruire. Abbiamo un popolo piegato, costretto a lasciare la terra natale, la casa, le radici, per correre ramingo verso le Nazioni limitrofe. Abbiamo il rischio sempre più concreto di scivolare inesorabilmente in un conflitto di proporzioni mondiali. Abbiamo la concreta possibilità di ritrovarci annientati da armi nucleari. Abbiamo anche la crisi energetica, un Occidente quasi boccheggiante, poi il carovita, l'inflazione, il caro bollette, il caro energia, un inverno austero dietro l'angolo e scarsità di gas con fornitura addirittura a zero. In un quadro di questo tipo chiunque si augurerebbe che prendesse il via il negoziato tra Russia e Ucraina.

Tutti sì, meno che il presidente ucraino, il quale si sta accartocciando nell'involucro attaccaticcio delle sue stesse dichiarazioni, cadendo in evidente contraddizione. Zelensky ha infatti respinto l'offerta di dialogo avanzata da Vladimir Putin, il quale, in seguito a referendum ritenuti e definiti "illegali" dal resto del globo, ha annesso, nonostante il mancato riconoscimento da parte degli altri attori del sistema internazionale, alla Russia quattro territori facenti parte della Ucraina, ossia il Donetsk, il Luhansk, Kherson e Zeporizhzhia. Mi rendo conto che si tratti di una dolorosa e grave perdita per gli ucraini, ma sempre meglio perdere pezzetti di terra piuttosto che sacrificare altre vite innocenti, protraendo all'infinito una guerra sanguinaria nel cuore dell'Europa. Abbiamo bisogno di pace. Abbiamo bisogno di una tregua. Abbiamo bisogno di ripartire. Eppure Zelensky si ostina, supportato dal presidente americano Joe Biden, che tanto le bombe mica ce le ha in casa sua.

Zelensky dice sì al dialogo con la Russia, ma non con Putin. Ma - piccolo particolare - Putin è il presidente della Russia, quindi è inevitabile dialogarci in sede di negoziato. In pratica, Zelensky, ponendo questa condizione, ossia di parlare con la Russia solo e soltanto nel caso in cui a capo della Russia ci fosse un altro presidente, rigetta la proposta di trattare le condizioni di pace, allungando - ancora - le operazioni belliche e inasprendo un clima già pesante. La sua è una chiusura impermeabile e totale. Non possiamo fare a meno di domandarci se Zelensky, il quale intanto ha accelerato la procedura per l'annessione dell'Ucraina alla Nato, questo conflitto non lo voglia. A questa porta sbattuta in faccia il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev ha risposto in una maniera inquietante: «Zelensky vuole entrare rapidamente a fare parte della Nato. Grande idea. Sta solo chiedendo all'Alleanza del Nord Atlantico di velocizzare l'inizio di una terza guerra mondiale». Seguitando a mantenere la strategia del "muro contro muro" finiremo tutti quanti nell'abisso.