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The apprentice, che fiasco il film anti-Trump

Alessandra Menzani
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Quello che doveva essere un film micidiale si è rivelato un film inutile, la fine peggiore per un prodotto cinematografico, perché è meglio brutto che inutile.
Tutti a parlare del flop di un personaggio di fantasia, Joker, che nel secondo capitolo cinematografico è stato spappolato dalla critica ignorato dal pubblico; un film fallimentare di cui però tutti parlano.

Un fiasco di successo, in qualche modo. E poi c’è un flop silenzioso, quello di un film che sta passando nelle sale nell’indifferenza totale, ossia la biografia dell’ex presidente Donald Trump nonché candidato alle prossime presidenziali contro la dem Kamala Harris. Una volta i film politici, vedi i documentari di Michael Moore, provocavano scossoni. Invece quest’opera non provoca nulla. È ultima in classifica nel primo week end di programmazione Usa.

The Apprentice - Alle origini di Trump, diretto da Ali Abbasi, al suo primo film in lingua inglese, esce nelle sale italiane il 17 ottobre ma in Patria è già uscita; chi sperava di dare una bastonata a Trump poche settimane prima del voto alla Casa Bianca è rimasto con un cerino in mano. La pellicola ha incassato 1.58milioni di dollari sorpassata da Piece By Piece (3.8milioni), Saturday Night (3.4 milioni), Robot Selvaggio (13.4 milioni di dollari). Il botteghino è dominato da un horror indipendente che sta spopolando, Terrifier 3 (18,2 milioni di dollari) seguito dal discusso Joker: Folie à Deux che costato 190 milioni di dollari ne ha incassati solo 7.

 

 

 

IL MENTORE DEL FUTURO PRESIDENTE

Cosa racconta The Apprentice? Di un giovane Donald Trump che negli anni Settanta viene preso sotto l’ala protettrice dell’avvocato Roy Cohn, che gli insegnerà segreti e regole che governano il mondo degli affari, sui quali Trump baserà la sua carriera. The Apprentice (qualcuno lo ricorda) era il titolo del reality show prodotto e condotto, tra gli altri, da Trump nei primi anni Duemila: il format vedeva alcuni concorrenti lottare per una posizione importante all’interno di un’azienda quale, per esempio, quella del futuro 45° Presidente degli Stati Uniti. L’idea del talent è stata ripresa da Flavio Briatore che lo realizzò per Sky Italia.

Il regista di origine iraniana e naturalizzato danese Ali Abbasi intitola The Apprentice il suo ambizioso film in cui “l’apprendista” è proprio lui. Il giovane Donald è interpretato dall’attore americano Sebastian Stan. Il “maestro” è l’avvocato Roy Cohn (1927-1986), fervente anticomunista, giovane assistente del senatore McCarthy nella “caccia alle streghe”. Il volto lo dà Jeremy Strong, già apprezzatissimo protagonista della serie Succession.

 

 

 

SCENE VIOLENTE E IMBARAZZANTI

Il film, nella versione mostrata a Cannes, conteneva scene decisamente forti e offensive, tra cui una sequenza in cui il protagonista aggredisce sessualmente la prima moglie Ivana Trump, si sottopone a una liposuzione e a un intervento chirurgico per la calvizie, diventa dipendente dalle pillole dimagranti. «Non c’è un modo metaforico per affrontare l’onda crescente del fascismo», aveva dichiarato Abbasi, il regista, «c’è solo il modo disordinato. C’è solo il modo banale. C’è solo il modo di affrontare quest’onda alle sue condizioni, al suo livello, e non sarà bello».

Poche ore dopo la première mondiale a Cannes, quando il film non aveva ancora un distributore, lo staff di Trump aveva minacciato una causa di cui non si è saputo più nulla: «Presenteremo un’azione legale per rispondere alle affermazioni palesemente false di questi finti registi», dichiarava il portavoce Steven Cheung: «Questa spazzatura è pura finzione che sensazionalizza bugie che sono state a lungo sfatate. Questo film è pura diffamazione, non dovrebbe vedere la luce del giorno e non merita nemmeno di essere messo nella sezione straight-to-DVD di un discount. Appartiene al fuoco di un cassonetto». Invece più che la censura, i tribunali o le cause legali, la “grande indifferenza” è quella che ha determinato le sorti di questa pellicola.

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