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Trump-Elkann, faccia a faccia a Washington: dazi, le indiscrezioni

martedì 1 aprile 2025

2' di lettura

John Elkann ha incontrato Donald Trump. A poche ore dall'introduzione dei dazi il presidente di Stellantis è volato negli Stati Uniti. L'obiettivo? Proseguire il dialogo con il presidente americano e la sua amministrazione in questo momento cruciale per il futuro dell'industria automobilistica statunitense. Tra i temi dell'incontro, infatti, la competitività del sistema automotive nordamericano, oltre all'accessibilità economica dei prodotti fabbricati negli Stati Uniti e le implicazioni sulla domanda. D'altronde gli Usa rivestono particolare importanza per Stellantis. Qui l'azienda impiega circa 75.000 dipendenti, per un fatturato annuo di circa 63,5 miliardi di euro e consegne pari a circa 1,4 milioni di veicoli

In ogni caso, stando a quanto fatto trapelare dal tycoon, Elkann non avrebbe chiesto uno stop ai dazi previsti sulle auto prodotte al di fuori degli Stati Uniti. Il colloquio di lunedì 31 marzo ha riguardato in particolare gli standard ambientali. "Hanno reso impossibile costruire un'auto. Li riporteremo a un livello che è ottimo dal punto di vista ambientale e che consente di costruire auto", sarebbero state le sue parole. I dazi del 25 per cento sulle auto prodotte al di fuori degli Stati Uniti dovrebbero entrare in vigore il 3 aprile. I dazi saranno applicati anche a pezzi di ricambio prodotti all'estero.

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Per Trump si tratta del "liberation day". "Presto arriveremo a 5 trilioni di dollari di investimenti in 2 mesi, sono numeri mai visti negli Stati Uniti. Introdurremo dazi reciproci nei confronti di paesi che ci tassano, saremo molto gentili con gli altri paesi". E ancora, sempre Trump: "Quasi tutti hanno approfittato di noi". Dal 2 aprile invece per il numero uno della Casa Bianca tutto potrebbe cambiare.

Intanto arrivano i primi commenti. "Dopo che l'editore de La Repubblica, John Elkann, è andato a interloquire amabilmente con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per parlare di 'affari', immaginiamo che - coerentemente con la linea editoriale seguita finora contro Giorgia Meloni, secondo la quale con Trump non bisogna dialogare ma soltanto insultarlo - i suoi giornalisti ed editorialisti di punta avranno coerenti parole di fuoco verso il loro editore, il quale - lungi dall'attaccare il 47esimo presidente americano e accusarlo di ogni nefandezza - è andato a parlare dei propri interessi imprenditoriali", tuona il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan.

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