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Sergio Marchionne, lo sfregio sul Fatto Quotidiano: "Che persone sono quelle che lo sostenevano"

di Davide Locano domenica 12 agosto 2018

2' di lettura

L'ultimo attacco a Sergio Marchionne, scomparso lo scorso 25 luglio, piove sulla pagine del Fatto Quotidiano, in un lungo articolo in cui si spiega che "il risentimento verso ciò che il capo di Fiat-Fca ha rappresentato è giusta indignazione, un'idea di diversa società". E ancora: "Affermare che ogni rifiuto di riconoscere Marchionne come modello di successo equivalga a provare livore e invidia, accompagnati da un culto pigro dell'assistenzialismo, significa in sostanza dichiarare fedeltà a una destra antisociale". Una sentenza, insomma: chi di Marchionne non vuole parlare male, è da etichettare come membro di questa misteriosa "destra antisociale". Ma nel commento pubblicato dal Fatto si legge anche che "questa che è descritta dall'alto come invidia è chiaramente, per le masse in cui viene suscitata, qualcos'altro". E cosa, di grazia? "È un sentimento morale di ingiustizia, di indignazione di fronte a una redistribuzione di potere e risorse predatoria e ingiustificabile sulla base del merito. È da questo sentimento di ingiustizia che, secondo Aristotele, ha origine l'azione politica democratizzante delle masse contro le élite". Si vola altissimo, insomma, per attaccare il manager. Leggi anche: Marchionne, l'inquietante mistero su funerali e spoglie Ma nel pezzo a firma di Mirko Canevaro devono ancora arrivare gli attacchi più duri. "Ma il discrimine tra ammiratori e critici non è semplicemente l'invidia - riprende -. Affermarlo è accettare che l'ordine morale ed economico di cui è stato simbolo (con i suoi compensi osceni, le sue battaglie contro i sindacati, le sue delocalizzazioni) - un ordine di asimmetrie e ineguaglianze vertiginose - sia giusto, naturale, inevitabile. Per chi a questo ordine vuole opporsi, il risentimento verso ciò che Marchionne ha rappresentato non può e non deve essere invidia, ma giusta indignazione da radicare in un'idea diversa, più giusta, di società". Di osceno, però, rispetto ai "compensi", qui c'è ben altro...

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