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L'allarme di Maroni: le Brigate Monnezza vogliono il morto

Scontri sui rifiuti/ di Gianluigi Nuzzi
di carlotta mariani sabato 30 ottobre 2010

3' di lettura

Un patto d’acciaio non scritto, un’alleanza strategica per estendere il conflitto, la guerriglia urbana, allargando così i confini della lotta di strada. Non solo Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, quindi, ma anche i lavoratori di Enerambiente e l’area di Chiaiano e Marano, alla periferia nord di Napoli andranno a costituire la nuova prima linea della contestazione contro il governo. Sacchetti dei rifiuti in mano. Finché, come legge il ministro Bobo Maroni, non ci scapperà il morto perché la disgrazia di pochi diventi il lutto di tutti. Perché la spettacolarizzazione di Avetrana, lo scivolo della morte, è anche qui a portata di mano, di coltello, di pistola. «I violenti cercano il morto», ripete un Maroni che non si riconosce più. Fino a ieri l’altro prudente, pacato, misurato e studiato nei suoi interventi. Da settembre preoccupato dall’accelerazione della contestazione. E quando parliamo di contestazione non si intende quattro fischi e due urla ma qualcosa di organizzato, violento, insomma per dirlo con un aggettivo assai caro nel linguaggio della sinistra “antidemocratico”. non è la camorra Da quanto risulta agli analisti del Viminale, le tre «principali situazioni di conflitto» stanno lievitando a dismisura, formando un blocco unico. Ma chi sono i violenti? Non c’è la camorra, sostengono sui giornali i dotti dell’antimafia e a ben guardare hanno ragione. Si vede un film già visto, le ragioni degli abitanti (possono essere terremotati d’Abruzzo, sfollati o chissà chi altri) sporcate dal pregiudizio, dalla violenza, dall’odio distruttivo di chi legge lo spartito dell’agire unilaterale. Nessuna mediazione, nessun confronto. Con “gli altri” non si parla, si agisce. Qui, nel disordine, i comitati antidiscarica si vedono affiancati «da gruppi dell’antagonismo locale – prosegue la relazione sul tavolo di Maroni e di altri ministri – tra cui la “Rete campana salute e ambiente” cui fanno capo esponenti No LOGO e del sindacalismo di base, il Laboratorio Insurgenzia e l’Area Antagonista Campana, Collettivo Autorganizzato Universitario -CAU. E in coda vecchie conoscenze delle digos della regione, dall’Officina 99 al Movimento Disoccupati Organizzati».  Il collante della disperazione è a presa rapida. I duecento interinali di Enerambiente potrebbero compromettere ancora il fronte del dialogo. Aspettano il rinnovo del contratto - si devono confrontare con una proprietà veneta non proprio cristallina - sono pronti a tutto? Nell’attesa di una risposta, aumenta la spazzatura nelle strade, viene data alle fiamme, gli scontri con la polizia si moltiplicano. conflitti sociali Ma non è solo questa la spia rossa che gli analisti segnalano a Maroni. Anche tra i conflitti di fabbrica, seppur a una intensità inferiore a quella registrata negli altri Paesi in crisi economica, alcuni si pongono di difficile soluzione. Anzi, in alcuni casi viene segnalato «il tentativo di frange estremiste di inserirsi strumentalmente nelle vertenze allo scopo di innalzare il livello di tensione». Vi sono quindi in atto delle pericolose iniziative di trovare consensi e sostegno nelle aziende  più disagiate o con «contenziosi di difficile soluzione». Al Viminale hanno anche mappato, regione per regione, impresa per impresa, le realtà che possono determinare allarme sociale e per l’ordine pubblico. Si tratta di ventuno fabbriche che vengono monitorate con particolare attenzione: dai tagli allo stabilimento di Palermo di Fincantieri agli esuberi di Italtel agli «estremisti dei centri sociali» che hanno firmato «tentativi di inserimento» nelle azioni di protesta dello scorso inverno e che potrebbero riaffacciarsi».  Una situazione allarmante nel suo complesso: «L’eterogeneità degli attori della protesta – è la conclusione della relazione – e la parcellizzazione delle azioni contestative sottolineano l’esistenza di un clima di tensione, riferito tuttavia a singoli contenziosi non riconducibili a una strategia unitaria. Nonostante gli sforzi del sindacalismo “radicale “ e delle formazioni dell’antagonismo, le proteste rimangono ancora un fenomeno essenzialmente locale e spontaneo, in grado tuttavia di esprimere un non sottovalutabile portato contrappositivo.  Le divisioni in atto fra le principali sigle sindacali e la ricerca di visibilità dell’antagonismo politico rischiano, inoltre, di aprire nuovi spazi per contestazioni di elevato clamore».

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