Risvolti sconcertanti

Isee, bonus e sussidi: come dichiarare il falso, tenersi i soldi e non rischiare nulla. Legge di Pd e M5s, "truffa legalizzata"

Si può dichiarare il falso, intascarsi bonus e sussidi vari senza rischiare nulla. Merito, spiega Italia Oggi, della modifica dell'articolo 75 del DdPR 445/2000 apportata dall'articolo 264 del decreto legge 34/2020. In altre parole: del governo giallorosso formato da Pd, M5s e LeU con Giuseppe Conte premier. "Dichiarare il falso, per avere diritto alle prestazioni sociali e agli aiuti economici, si può - si legge -. E se poi si viene scoperti non succede proprio niente, basta che ci siano di mezzo minori o situazioni familiari di particolare disagio". In questo caso, spiega l'articolo, "si conservano i sussidi economici e le altre prestazioni". Sconcertante.

 

 

 

 

 

La modifica della legge interviene sulle dichiarazioni sostitutive di certificazioni o di notorietà richieste ad esempio per accedere a un sussidio economico o una prestazione di assistenza domiciliare da parte dei servizi sociali comunali. Solo dopo aver ottenuto l'assegno, l'ente pubblico è chiamato a controllare le dichiarazioni sostitutive. Fino al 19 maggio 2020, in presenza di false autocertificazioni, scattavano due tipi di punizioni: la sanzione penale e la decadenza dei benefici. Ma dalla modifica della legge "anche in caso di falsa dichiarazione fa salvi gli interventi, anche economici, in favore dei minori e per le situazioni familiari e sociali di particolare disagio". Quindi, in questi casi, "i soldi sono trattenuti e non devono essere restituiti e non c'è nessun risarcimento da pagare". Con evidente danno a chi di quei soldi avrebbe effettivamente bisogno in quanto "vero" indigente.

 

 

 

 

 

Tra l'altro, suggerisce Italia Oggi, il caso di "situazioni familiari e sociali di particolare disagio" è "passibile di letture molto elastiche, non essendoci alcuna definizione vincolante di quale sia il disagio familiare o sociale e di quando questo non sia 'ordinario', ma 'particolare'. Si deve, poi, considerare che tale profili di disagio, per la sua vaghezza, comprendono, se non tutte, quasi tutte le possibili situazioni di tutti coloro che si rivolgono a i servizi sociali comunali". In sostanza, conclude il quotidiano, "è come se tutte le regole, comprese quelle sull'Isee, che prevedono requisiti per accedere a una prestazione sociale abbiano una deroga a favore di soggetti in situazioni particolarmente disagiate".