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Salvini, il dossier sulle centrali nucleari: rivoluzione italiana

di Benedetta Vitetta martedì 5 settembre 2023

3' di lettura

Dopo il Ponte sullo Stretto, ora il governo riaccende i riflettori anche sul nucleare. E così ieri praticamente al termine del Forum Ambrosetti di Cernobbio, è il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nonché vicepremier, Matteo Salvini, ad annunciato che già entro l’anno serve riavviare la ricerca sul nucleare. Ma il leader della Lega è poi voluto scendere più nel dettaglio tracciando quasi una sorta di cronoprogramma che dovrebbee portare l’Italia, da qui al prossimo decennio, al riavvio della produzione di energia atomica. «L’impegno è che questo sia un governo di legislatura che arrivi alla fine dei cinque anni e, se avrà lavorato bene, ci siano anche i successivi cinque» ha aggiunto convintamente Salvini, «e per questo, nell’arco di dieci anni, conto che la prima produzione, derivante dal nucleare, sarà questo governo a inaugurarla».

Senza ombra di dubbio, si tratta di un dossier particolarmente impegnativo e che già si preannuncia bollente visto che, con ben due referendum, l’Italia da tempo ha scelto di dare l’addio alle centrali nucleari. Questo, comunque, accadeva 30 anni fa e, nel frattempo, la tecnologia ha fatto incredibili passi in avanti tanto che oggi si parla di nucleare “pulito” e di centrali di ultima generazione. In più c’è da aggiungere il fatto che l’annuncio del vicepremier non è qualcosa di peregrino visto che l’esecutivo, negli ultimi mesi, più volte si era già espresso in favore di un ripristino della ricerca italiana sull’atomo e di un ritorno alle centrali che, tra l’altro, già circondano da diversi decenni la nostra penisola senza che nessuno abbia mai timori di sorta o alcunché da obiettare.

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FORNITURA PULITA

Inoltre come tanti ricorderanno la discussione sul nucleare è tornata in auge anche nel Belpaese con l’avvio del conflitto tra Russia e Ucraina che, di colpo, provocò un’importante crisi energetica per molti Paesi dell’Ue, legati a doppio filo con il gas dello zar Putin, primo fornitore energetico del Vecchio Continente. A questo, nei mesi successivi l’inizio degli scontri, la riduzione delle forniture di gas russo si è poi trasformata in un’arma di pressione politica in mano agli invasori dell’Ucraina. Situazione che, d’improvviso, ha provocato un’impennata del prezzo dei combustibili fossili. Si è trattato di un vero e proprio choc per diverse nazioni che ha fatto comprendere a molti - Italia in primis - quanto fosse importante disporre di un mix energetico di fonti a cui attingere, avere diversi Paesi fornitori da cui acquistare energia e quanto fosse essenziale aumentare la propria indipendenza energetica. E proprio in quel momento che anche da noi si è ricominciato a riparlare di un ritorno al nucleare. Uno di quelli che fin da subito si è speso sull’infuocato tema è sempre stato il ministro Salvini che anche ieri ha ribadito la sua speranza che «il governo abbia la forza di spiegare agli italiani perché, in nome della neutralità tecnologica, non possiamo dire di no a nessuna fonte energetica».

LA PIATTAFORMA

Lo stesso vicepremier qualche settimane, si era spinto a pensare di proporre un nuovo re referendum in materia. Secondo gli esperti, tra l’altro, non si tratterebbe di realizzare mega impianti, ma di dar vita a nuovi mini reattori moderni di III generazione che potrebbero esserci già dal 2026. Resta da capire dove. Salvini, da milanese, aveva tempo fa proposto proprio il capoluogo lombardo come sede di un reattore. E ora a sostenere il ministro delle Infrastrastrutture c’è anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ieri- assieme al collega - ha annunciato la convocazione al ministero per il 21 settembre di istituzioni e imprese per la prima riunione della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”. Per il numero uno dell’Ambiente si tratta dell’impegno dello Stato «sulla ricerca, sperimentazione e implementazione della conoscenza che abbiamo già nel settore del nucleare e coinvolge molti attori pubblici che hanno mantenuto questa conoscenza a partire da Enea e le nostre grandi imprese». Un percorso in divenire che potrebbe portare l’Italia ad avere più energia pulita e meno costosa per tutti.

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