Sudori freddi

Sergio Mattarella, il timore dopo le parole di Silvio Berlusconi: perché riprende piede l'ipotesi del bis al Quirinale

Il secco veto di Silvio Berlusconi su Mario Draghi al Quirinale, veto piovuto contestualmente al passo indietro del leader di Forza Italia, potrebbe cambiare radicalmente la corsa al Colle. E non solo per il premier. Già, perché come fa notare Marcello Sorgi in un commento su La Stampa, ora crescono le preoccupazioni di Sergio Mattarella, presidente in carica che ha ripetuto in ogni occasione possibile di non voler fare alcun bis, tanto da aver fatto trapelare ieri, sabato 22 gennaio, la foto degli scatoloni quirinalizi. Il trasloco è pronto. Eppure...

 

Marcello Sorgi, infatti, fa notare: "Da Palermo, dove si è ritirato per il week-end in attesa di conoscere gli sviluppi della scelta del suo successore, Mattarella avrà accolto con qualche timore la conclusione del vertice del centrodestra, oltre che della prima, fin qui inutile, settimana di trattative tra i partiti sul Quirinale. Perché da ieri sera, con la rinuncia di Berlusconi alla candidatura al Colle e il no all'eventuale spostamento di Draghi da Palazzo Chigi, il bis del Capo dello Stato ha ripreso corpo, anche se la contrarietà del Presidente rispetto a quest'ipotesi è chiarissima, ed è stata ribadita l'ultima volta solo due giorni fa", sottolinea l'editorialista.

 

Già, siamo allo stallo e al caos totale, con gli schieramenti che non solo non si sbottonano, ma non sembrano neppure avere le idee minimamente chiare sulla successione. E insomma, come nota ancora Sorgi, "il congelamento di Mattarella e Draghi ciascuno al proprio posto potrebbe ridiventare uno sbocco possibile, in grado di far riprendere, sia pure con difficoltà, all'Italia il percorso impegnativo che l'attende nel 2022".

Ed è per questo che Mattarella vive questo momento con grande ansia e preoccupazione: il bis, per lui, è un'ipotesi da evitare ad ogni costo. Ma "una dopo l'altra le due coalizioni di centrosinistra e centrodestra sono implose, la prima non essendo in grado di avanzare una proposta comune di Pd e 5 stelle, la seconda avendo liquidato la candidatura del Fondatore. E da domani le Camere votano a vuoto", conclude Marcello Sorgi. Un vuoto che, se dovesse durare troppo a lungo, potrebbe - clamorosamente - essere colmato con una nuova convergenza su Sergio Mattarella.