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La truffa miliardaria sul verde orchestrata dal consigliere Dem

Carlo Nicolato
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Il filo green che unisce responsabilità ambientale e transazioni finanziarie passando per i Dem, e che rende orgogliose le star dello spettacolo ben felici di esserne a loro volta irretite, visto il ritorno economico e d’immagine che ne deriva, rischia di rompersi per sempre. L’Aspiration Partners è un’azienda tecnologica finanziaria leader in questo settore, che ha legato la sua notorietà e il suo successo a un sistema per cui ogni acquisto effettuato con le carte di debito da lei emesse contribuisce a programmi eco-sostenibili. Una meraviglia, soldi a palate per un mondo migliore, ecologicamente parlando, e una vera attrazione per personaggi che fanno dell’immagine corretta il loro business. Tra questi Leonardo Di Caprio, Orlando Bloom, Robert Downey Jr, Cindy Crawford e tanti altri, che nell’azienda hanno investito la considerevole cifra di 600 milioni di dollari.


Tutti ammaliati più che altro dal ritorno economico che si sarebbe prospettato nel momento in cui la società sarebbe sbarcata in borsa con una quotazione stimata ben oltre il valore minimo indispensabile (un miliardo di dollari) per l’ambito titolo di “unicorno”, secondo le usanze statunitense. Senza contare peraltro che l’Aspiration ha anche promesso di rimuovere tutti i titoli di combustibili fossili dal suo portafoglio, posizionandosi come pioniere negli investimenti sostenibili. Un passo che include il disinvestimento da società di carbone, petrolio e gas e che è stato accolto con entusiasmo sull’onda della frenesia climatica. Insomma un “unicorno verde”, come Back Market, Carousell, Vestiaire Collective, Wallapop, Letgo, StockX, Depop e Greove, aziende che facilitano modelli di business circolari virtuosi per il bene dell’ambiente. Tuttavia qualcosa dev’essere andato storito se le autorità competenti americane, in questo caso la Securities and Exchange Commission (Sec), stanno indagando per capire da dove in realtà derivino i lauti ricavi, così elevati da sembrare gonfiati e così rapidi da essere inverosimili. In soldoni di mezzo ci sarebbe il frettoloso tentativo di avviare una nuova linea di business vendendo servizi di sostenibilità, come la piantumazione di alberi, ad altre aziende.
Un’indagine da parte di Bloomberg ha fatto emergere come, tra gli accordi, ci fosse quello con una sinagoga di Beverly Hills che per 25.000 dollari al mese avrebbe partecipato a progetti di riforestazione in tutto il mondo. E poi quello con un’associazione no-profit che avrebbe dovuto pagare ad Aspiration una somma quasi 10 volte superiore delle sue entrate annuali. Un altro cliente era una LLC, ossia una società a responsabilità limitata, sconosciuta e creata anonimamente pochi giorni dopo l’accordo con Aspiration.


La svolta, o per meglio dire la crisi che ha innescato la svolta, ha origini lontane, quando nel 2021 l’allora Ceo e cofondatore Andrei Cherny, ex assistente alla Casa Bianca del presidente Bill Clinton nonché ghost writers per Al Gore e John Kerry, aveva stretto un accordo per quotarsi in borsa tramite una società di acquisizione per scopi speciali (Spac) che avrebbe portato più di 400 milioni di dollari di nuovo capitale e avrebbe valutato Aspiration a 2,3 miliardi di dollari, creando un guadagno considerevole per i suoi sostenitori. Era stato proprio Cherny ad aver avuto l’intuizione di spostare il suo modello di business verso la nicchia del settore della sostenibilità ambientale delle compensazioni di carbonio (la stessa in voga in Europa).
Dall’inizio del 2020 dunque l’azienda ha deciso che piantare alberi avrebbe dovuto essere la base per il suo nuovo modello di business di vendita di crediti di carbonio a grandi aziende. Ma quando il mercato azionario è crollato nel 2022, le Spac sono rapidamente cadute in disgrazia e la crescita della banca digitale di Aspiration si è bloccata, così come la quotazione in borsa. Cherny è stato immediatamente silurato ma l’azienda in realtà ha continuato sulla strada da lui tracciata, senza tuttavia avere le opportune sponde politiche.
Da qui l’inchiesta seguita a varie denunce, ma se per Aspiration il futuro rimane fortemente incerto, per Cherny lo è un po’ meno. L’ex Ceo dalle amicizie importanti risulta in corsa come candidato nelle primarie democratiche del distretto dell'Arizona. Il clima è il primo punto della sua agenda politica.

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