Germania-Italia

Cabrini: Conterà il gruppoBearzot da copiare

Lucia Esposito

Finale dei Mondiali di Spagna 1982: Italia-Germania 3-1. Antonio Cabrini, come avete vinto quella volta? «Prima di giocare». In che senso, scusi? «Eravamo più forti, sapevamo che non ci sarebbe stata storia». Come mai tanta convinzione? «Dopo i tre pareggi della prima fase e le critiche, il massaggiatore ci ha guardato: “Ragazzi, finora abbiamo scherzato. Adesso si fa sul serio e andiamo a vincere”. È diventato un tormentone che ripetevamo prima di ogni sfida». E funzionava. Avete battuto anche la Germania in finale, pur sbagliando un rigore sullo 0-0 (al 25’): tiro di Cabrini, fuori. «Un pallone colpito male, capita».  Che si prova in un momento così?  «Impossibile spiegarlo. Una situazione di quel genere la puoi solo vivere per capirla». Montolivo ha fallito il penalty contro l’Inghilterra e ha spiegato che gli è caduto il mondo addosso.  «Io mi sono subito ripreso psicologicamente. La mia partita non è cambiata, e nemmeno quella dei compagni. Sapevamo che avremmo vinto comunque». Il segreto di quel successo? «Il gruppo. Eravamo uniti, sicuri di noi stessi, in forma. La Germania, invece, era stanca perché in semifinale aveva giocato i tempi supplementari». Ops, come la Nazionale di Prandelli... «Ma l’Italia ha fantasia, ha genio. Sono qualità che contano più della questione fisica». Chi vincerà domani? «Non lo so. Ma so che sarà difficile, molto difficile. Questa Germania è differente da quella del passato e anche da quella del 2006: ora ha più personalità, è potente». Diceva della genialità azzurra: facciamo un nome. «Balotelli è imprevedibile. L’ultima gara l’ha interpretata in maniera perfetta. Se riuscisse anche a buttarla dentro...». Lei ha giocato per anni con Prandelli. Avrebbe mai pensato di vederlo, un giorno, ct dell’Italia?  «Certo. Cesare è un amico, anzi un fratello. È un bravissimo allenatore, ogni suo successo per me è un’emozione». La qualità che le piace di più di mister Prandelli? «Come sa gestire il gruppo, come lo sa rendere forte e compatto». Le stesse cose che, nel 1982, si dicevano di Bearzot! «Vero e sa perché? Perché Prandelli e Bearzot si somigliano davvero molto». di Alessandro Dell'Orto