L'intervista

Paloschi: "Un gol alla Juve per il Milan e per Inzaghi"

Andrea Tempestini

intervista di Vanni Zagnoli Domani tocca ad Alberto Paloschi fermare la Juve. Alle 12,30 il Chievo ospita la capolista e il centravanti vive il miglior momento della carriera, con 7 gol in 10 partite. Alberto, da tre mesi è al top. E’ mai stato così bene? “Sono contento, dopo l’infortunio avuto in estate trovo continuità. Ho già battuto il mio record di reti in serie A, la scorsa stagione furono 5”. Ha risolto i suoi problemi di crescita? “Ho raggiunto il metro e 83 di altezza, quando segnai le prime reti da professionista, a 17 anni, ero 1,75. Ero al Milan, infilai subito il Catania in coppa Italia e poi il Siena del debutto in campionato”. Era il 2007, poi quali e quanti infortuni accusò? “A Parma stiramenti ai flessori della gamba sinistra, con ricadute. Tornavo e non stavo bene, persi parecchi mesi. Nel 2012 ho avuto la fortuna di trovare equilibrio muscolare, con gli esercizi giusti, grazie al fisioterapista mantovano Giorgio Gasparini, ora in Inghilterra, al Watford. In estate mi sono operato alla caviglia destra, Milan e Chievo mi hanno permesso di curarmi dove fossi più libero di testa”. Da ex rossonero, ha un motivo in più per fermare la Juve? “Tifavo per Filippo Inzaghi, dunque quando ero bambino passò al Milan e diventai sostenitore del Diavolo. Anche per quello andai là, nel settore giovanile”. Adesso è interamente del Chievo? “Ne ha riscattato la metà, sono in comproprietà con il Milan e ho il contratto sino al 2016”. Esplode grazie a mister Eugenio Corini? “Mi ha aiutato tanto. Lo sentii anche quando mi ero fatto male, alla vigilia del rientro. Feci un primo allenamento a Peschiera del Garda con l’intero suo staff, certamente i risultati sono dalla sua parte”.  Domenico Di Carlo è stato esonerato per i 3 punti in 6 gare, eppure aveva già salvato i gialloblù per due volte e in anticipo. “Mi spiace per Mimmo, veniva da un buon campionato precedente, aveva creduto in me. E’ una brava persona, ha dato tutto. Idem peraltro Corini, tatticamente prepara al meglio ogni gara”. E’ pure fortunato, perchè il Chievo non meritava tutti e i 22 punti raccolti nelle sue 15 partite. “La buona sorte si conquista anche in settimana, con il lavoro. Penso che il bottino sia meritato: all’Olimpico con la Lazio tanti sostengono che il pareggio era più giusto, abbiamo rischiato poco e segnato, i meriti sono anche nostri. Nessuno ci regala niente, abbiamo conquistato punti contro avversarie importantissime, limitandole tutte”. Domani ritroverà da avversario Andrea Pirlo, che la vide crescere, al Milan, e caratterialmente è all’opposto di Balotelli. “E’ un grandissimo professionista e campione. Il suo palmares è eccellente, per uno dei centrocampisti più forti al mondo. Si tratta di un uomo perbene, umilissimo”. La Juve viaggia a ritmo salvezza, nel 2013. Ha perso 4 partite in 3 mesi, dopo un anno e mezzo di imbattibilità. “Ha campioni che possono risolvere la partita. L’abbiamo preparata al meglio, per sbagliare il meno possibile. Le motivazioni sono a mille, tatticamente ascoltiamo il mister in tutto. Giocavamo con il 4-3-3, nelle ultime due siamo passati al 3-5-1-1”. La Juve resta favorita, nonostante la flessione iniziata con la sconfitta interna con l’Inter? “Qualsiasi squadra ha un calo in certe parti del campionato. Capita di vincere grazie a un solo tiro e magari di non riuscirci pur creando tanto. In coppa Italia, se all’ultimo minuto Marchisio avesse segnato, non si sarebbe parlato di crisi bianconera”. All’andata il portiere Stefano Sorrentino l’aveva bloccato per tre quarti di gara, la cessione al Palermo è pesante? “Ha fatto benissimo qui, portando parecchi punti. Puggioni, Ujkani e Squizzi sono veri professionisti, nel resto della stagione si toglieranno soddisfazioni, fra i pali”. Nell’under 21 il capitano è Caldirola, ex Inter, lei però vive il suo terzo ciclo azzurrino... “Ho lavorato con Pierluigi Casiraghi, poi con Ciro Ferrara, mentre Devis Mangia si è aggiudicato il playoff con la Svezia”. A giugno le finali in Israele, siete favoriti? “In appena 5 gare, si fatica a evidenziare una squadra migliore, sulla carta. Se ci presentiamo a Tel Aviv con la testa giusta, possiamo fare bene, contano i particolari. Siamo in girone con i padroni di casa, la Norvegia e l’Inghiterra”. Sembrava un predestinato, per la Nazionale. A 23 anni ancora non ha debuttato... “E’ il sogno di tutti, fin da bambino”. I migliori allenatori avuti? “Tutti mi hanno lasciato qualcosa. Corini è molto simile a Francesco Guidolin, apprezzato a Parma, per come prepara la partita. E il tecnico ora all’Udinese ha dimostrato tanto in tutte le piazze. Sempre in maglia crociata con Pasquale Marino ho giocato poco perchè ero infortunato, mentre nel primo mese, in serie B, ebbi Gigi Cagni”.  Il top è stato Carlo Ancelotti? “Mi ha lanciato nel calcio che conta, ha vinto tutto, è una persona fantastica. Assaporai anche 3 settimane di ritiro con Massimiliano Allegri, troppo poco per giudicarlo. Due anni fa, quando mi ripresi, passai dal Parma al Genoa, con mister Davide Ballardini”. Ora salverà di nuovo il Genoa? “Nel 2011 chiudemmo sui 50 punti, fece molto bene. L’ambiente rossoblù è difficile, i tifosi sono esigenti. Quando si va sotto, anche a Marassi, applaudono sino alla fine, poi però arrivano magari i fischi. Il loro entusiasmo può essere un’arma a doppio taglio”. Il Chievo dà spazio anche ai comprimari Jokic, Stojan, Vacek e Farkas... “Siamo in 28, non è facile star fuori. Il gruppo è bellissimo, tutti remano dalla stessa parte, dando anima e corpo per la società. E’ la nostra forza, c’è disponibilità collettiva”. Qual è il suo presidente preferito? “Ho avuto Silvio Berlusconi al Milan, il mio conterraneo Tommaso Ghirardi al Parma, Enrico Preziosi a Genova e Luca Campedelli ora. Mi sono trovato bene con tutti. Il presidente del Chievo in genere è molto tranquillo, però sente molto la partita”. Il miracolo Chievo è autografato da Giovanni Sartori, a Verona dall’86... “Se siamo vicini alla decima salvezza in serie A, è merito anche suo, con un lavoro importante. Compra giocatori senza grande esperienza e li lancia nel grande calcio. Prendete l’americano Michael Bradley: si è rivelato da noi, come regista, e ora alla Roma gioca sempre”.