Bianconeri

Juventus, la formula per vincere la Champions League: perché il trionfo è possibile

Davide Locano

Non viene in mente, in questo momento, chi sia stata la "beautiful mind" che, probabilmente messo all' angolo dalla vita, per farsi coraggio venne fuori con la fatidica frasetta: «Ogni crisi rappresenta un' opportunità». Com' è, come non è, alla fine ha ragione, e se ne è accorto per ultimo proprio Massimiliano Allegri: arrivato al giorno del giudizio, costretto a estrarre tutta la linfa possibile dalla (ricca) pianta Juventus, ne è uscito da trionfatore, tra le mani la squadra, gli uomini che davvero possono portare la Signora ad alzare quella benedetta-maledetta Coppa, altro che flop, altro che "fenomeni fino al confine". Troppo facile parlare di Cristiano Ronaldo, e comunque, era ora: una rete (in una partita persa), un' espulsione e poco altro fino all' altra sera, poi, nel momento dell' all-in, riecco il Terminator della Champions League, abbagliante, ispirato, continuo, decisivo. Cattivo, anche. O meglio, duro. Quando il gioco si fa duro, appunto, i duri cominciano a giocare, ed è stato proprio questo punto il primo spartiacque delle scelte dell' allenatore in vista della partitissima. Leggi anche: Cristiano Ronaldo, il racconto di una notte leggendaria TOPICHE EUROPEE Certe indisponibilità sembrano essere proprio piovute al momento giusto, altri erano disponibili, ma sono rimasti a lungo in panchina: ci riferiamo a Dybala, ad Alex Sandro, a De Sciglio, a Bentancur, a Douglas Costa. Con l' eccezione di quest' ultimo, ormai decisamente tagliato fuori da Allegri (e dalla società) a causa delle sue continue mattane, gli altri quattro erano regolarmente in campo al fischio d' inizio della gara di andata, e hanno decisamente mancato. Non era comunque la loro prima topica europea: per il ritorno, De Sciglio e Alex Sandro non sono nemmeno risultati disponibili, ma difficilmente sarebbero entrati in campo con i bambini per dare il via al match. Il mister di Livorno ha davvero scelto i migliori 11 a disposizione, per condizione fisica, qualità (ci mancherebbe) e soprattutto risorse caratteriali, mentali: una volta individuati, ha mixato come il miglior barman l' ingrediente tecnico/umano e quello tattico, studiando la disposizione che ha completamente spiazzato il quotatissimo Cholo Simeone. La difesa a tre con Emre Can a integrare l' accoppiata Bonucci-Chiellini; Cancelo più libero dunque di martellare a destra coadiuvato, dall' altra parte, da Spinazzola, che prima della notte dello Stadium aveva messo piede in campo per complessivi 264 minuti tra campionato e Coppa Italia, manco tre partite; Bernardeschi libero di agire su tutto il fronte d' attacco dietro o a fianco di CR7 e di Mandzukic. LO STRATEGA L'unico, il croato, ad avere mostrato un pochino di corda dal punto di vista della condizione, massimale in tutti gli altri bianconeri: non è al massimo, il bomber Mario, eppure Allegri non ha avuto un millesimo di dubbio che fosse lui l' uomo giusto, quello delle partite con la p maiuscola, e non Dybala, buttato dentro a metà ripresa per l' accelerata finale e vincente. Uno stratega in panca, un fuoriclasse assoluto - inutile ripetersi - e dieci giocatori alcuni più eccellenti di altri, ma con una dote in comune: la capacità di unire, nel momento più delicato, piedi, testa e quella parte del corpo gentilmente mostrata da Ronaldo a fine partita, quella cara anche a Simeone. E pure al netto dei ritorni dall' infermeria, non esiste il minimo dubbio - ora - che questa sia la formula buona, la ricetta giusta, la squadra tipo alla quale potranno giusto aggiungersi, se ci sarà il tempo, i lungodegenti Khedira e Cuadrado. That' s Juve: quella chiamata ora a non lasciare fine a se stesso il ricordo di una notte di vero, grande calcio. Per gli altri, per le stelle rimaste lì a metà strada c' è comunque uno scudetto da fare attraccare navigando in acque tranquillissime: e come consolazione non è proprio malaccio, in fondo. di Davide Gondola