Finalissima all'Olimpico

Lazio, la Coppa Italia è tua, Milinkovic e Correa in gol: Atalanta ko solo nel finale

Andrea Tempestini

L'Aquila vola alta nel cielo di Roma. Per la settima volta nella sua storia la Lazio conquista la Coppa Italia. Una gioia doppia per i biancocelesti che, come regalo supplementare, portano a casa anche la certezza di prendere parte alla prossima Europa League. Se nel 2013, ultimo trionfo in uno storico derby, l'eroe di giornata era stato Lulic questa volta tocca a Milinkovic-Savic. Il gioiello serbo, partito dalla panchina, riscatta con gli interessi una stagione balorda con la zuccata decisiva a meno di dieci minuti dalla fine. Un gol, arrivato al primo pallone toccato dal centrocampista, che spezza letteralmente in due una partita molto combattuta ma non altrettanto bella. I titoli di coda li mette poi Correa con una cavalcata in contropiede, questa sì spettacolare, che si conclude con l'abbraccio collettivo di tutta la Lazio con il suo popolo sotto la curva. Mastica invece amaro l'Atalanta. I bergamaschi possono maledire il palo colpito da De Roon nel primo tempo, e pure un rigore quantomeno dubbio non concesso per fallo di mano di Bastos. Al netto della grande occasione questa volta però i bergamaschi non sono in grado di esprimere il loro gioco spumeggiante. Grande agonismo ma poca lucidità, quella con la quale i nerazzurri si erano imposti nelle due sfide di campionato. All'Atalanta ora resta la lotta per qualificarsi alla prossima Champions League, un traguardo comunque storico per una società di provincia. In un clima più invernale che primaverile le due squadre provano a scaldarsi subito partendo con il piede ben pigiato sull'acceleratore. Gomez saggia immediatamente l'attenzione di Berisha ma è un lampo nel buio perché i primi venti minuti, assodato un leggero predominio atalantino, non propongono grandi occasioni. L'unica vera chance del primo tempo arriva al 26' ed è di marca bergamasca. Punizione di Gomez e conclusione di De Roon che si stampa sul palo, mischia furibonda e seconda occasione per Zapata che spedisce sul fondo. Inzaghi si spaventa e decide di richiamare Bastos, già ammonito e reo anche di un tocco di mano galeotto sul quale Banti decide di non ricorrere al Var limitandosi a un silent check. Una mossa che non cambia l'equilibrio del match con l'agonismo, e i calci, a prendere sopravvento sul calcio con i cartellini gialli che iniziano fioccare. Nella lotta ad esaltarsi è soprattutto l'Atalanta che, a inizio ripresa, prende in mano il possesso del centrocampo. La Lazio fatica e deve difendersi. Ci prova Castagne con una sventola dal limite ma Strakosha c'è. Con il passare dei minuti aumenta pure il nervosismo e un contatto Palomino-Correa manda Inzaghi su tutte le furie. Poi il tecnico biancoceleste cambia centravanti, fuori l'evanescente Immobile dentro il talismano Caicedo. E' il primo passo verso il trionfo. Il sudamericano fa salire la squadra aprendo spazi per Correa, sul quale Palomino compie un pregevole salvataggio in extremis. Inzaghi capisce che la sua squadra cresce con il passare dei minuti e decide di gettare nella mischia Milinkovic-Savic. E' lo scacco matto perché il serbo, alla prima palla toccata, centra il bersaglio grosso. Corner di Leiva e zuccata da bomber di razza per il delirio del popolo biancoceleste. Un pugno nello stomaco dal quale l'Atalanta, nonostante i tre cambi all'unisono decisi da Gasperini, non si riprende più. La Lazio vola sulle ali dell'entusiasmo, Correa mette a segno il colpo del ko in contropiede dando il via ai festeggiamenti. di Andrea Capello