Il patron dell'Inter

Thohir alla prova del mercato

Lucia Esposito

Se è vero che la prima impressione è quella che conta, allora Erick Thohir è già nel cuore di tutti i tifosi nerazzurri. In pochi si potevano aspettare un impatto di queste dimensioni del nuovo presidente dell’Inter, ma anche i più scettici si sono ricreduti.  Perché l’impressione di molti in questi primi cinque giorni del magnate indonesiano in Italia è stata talmente positiva che ha ricordato quella avuta con un altro grande personaggio della recente storia nerazzurra: José Mourinho.  Comunicatore In entrambe le occasioni ci aspettava un grande comunicatore, ma la realtà ha superato il sogno, fin da quel «chi non salta rossonero è», come Peppino Prisco dopo il 3-0 nel derby del marzo 1998, proseguito poi con tante altri elementi, anche piccole cose, come l’accostamento tra la camicia blu e la giacca nera. Oppure le parole sul figlio, che, come dichiarato da Thohir ieri a «Tiki Taka», trasmissione di Pierluigi Pardo su Italia1 dal grande share, «è un tifoso della Juventus ma presto diventerà interista. Al negozio dell’Inter ho comprato qualcosa per lui, spero che presti diventi uno di noi».  Chi lavora nel mondo dei media si riconosce anche per questi aspetti. Thohir comunque è sbarcato a Milano con un approccio al calcio diverso, più da imprenditore che non da tifoso, senza voler dare accezioni negative ad una versione o all’altra. Anche perché l’obiettivo del presidente nerazzurro è lo stesso di Moratti, vincere, ma stando attento pure ai conti come ha spiegato anche ieri: «Dobbiamo vincere e dobbiamo rendere entusiasmante il gioco, ma questo non può succedere se il club non è sano», ha continuato a «Tiki Taka».  In questi giorni ha parlato anche di business, di espandere il marchio Inter e di trovare nuovi tifosi all’estero, tutte cose che in Italia non si sentono così spesso in relazione al mondo del calcio. Una ventata di novità ben accolta, almeno a parole, anche dagli altri presidenti (ma non Galliani, arrivato in ritardo) ieri dopo l’incontro in Lega, da Cairo fino a Lotito («siamo aperti a qualsiasi contributo per sviluppare il nostro calcio»). L’obiettivo è «far diventare la serie A una delle migliori al mondo», per questo si può anche dimenticare Calciopoli, perché «il passato è passato», come raccontato da Thohir. Che ha detto anche di «non conoscere nessun scudetto di cartone, è una cosa che non può esistere». Vertice a tre Un’accoglienza positiva a 360°, anche i tifosi più pessimisti sembrano aver già cambiato idea. L’unico aspetto che appare meno chiaro è il mercato, soprattutto per quanto riguarda la possibile spesa. Ieri c’è stato il primo vertice con Branca e Ausilio, un incontro iniziato alle 14.30 e durato quasi fino alle 17. All’uscita il dt ha spiegato che «sono state soltanto definite le linee guida del lavoro sul mercato». Per ora ancora niente nomi, nessuna previsione di spesa, cosa che magari ai tifosi farà storcere il naso. Il 28 novembre il presidente sarà nuovamente a Milano ed è probabile che in quella occasione si entri maggiormente nel discorso. «Stiamo analizzando cosa possiamo fare - ha continuato Thohir -. Mi piacerebbe prendere Messi, certo, ma stiamo lavorando su un progetto a lungo termine. Nel 2016 la finale di Champions sarà a Milano, speriamo di tornare a vincere la coppa». Sullo stadio, invece, il presidente nerazzurro ha detto che «per i prossimi due anni lavoreremo per aumentare i ricavi, poi ci concentreremo sui costi. È presto per parlare di stadio, noi faremo progetti per capire se è meglio restare a San Siro o costruire un nuovo impianto. Se avremo bisogno, lo costruiremo al momento giusto».  Special, come Mourinho, ET lo è già: ora non resta che dia il massimo anche sul mercato. Matteo Spaziante