Come scrivere il futuro

Milan, "metodo Moneyball": calciomercato, la vera (e pericolosa) strategia rossonera

Claudio Savelli

Il passaggio di proprietà ha sospeso il mondo-Milan, offrendo tempo in abbondanza ai tifosi per porsi e porre alla nuova proprietà delle domande esistenziali. La prima e più importante, ovvero quale sarà il modello di business di Red Bird, è senza risposta perché il nuovo fondo proprietario del club non si è ancora presentato ufficialmente al popolo rossonero. Gerry Cardinale, gran capo della nuova entità proprietaria, ha bazzicato Milano "solo" per firmare il contratto, non per dichiarare i propri intenti. Non si è sbottonato subito nemmeno con Maldini e Massara, i due dirigenti-artefici dello scudetto dal contratto in scadenza, che quel modello di business dovrebbero conoscerlo, condividerlo e applicarlo: il colloquio è avvenuto nelle ultime settimane, la firma su un biennale arriverà in questi giorni, poi il Milan potrà cominciare la nuova vita. 

Già, ma che vita sarà? Da film, letteralmente. Red Bird possiede quote dei Boston Red Sox di baseball, sport di cui Cardinale è appassionato. Dunque non poteva non esserlo anche del film Moneyball, che ha da poco compiuto dieci anni. È la storia di Billy Beane (interpretato da Brad Pitt), general manager degli Oakland Athletics nel 2001, che per rispondere al risicato budget abbracciò il modello matematico-statistico di Peter Brand, un giovane laureato in economia a Yale che fece assumere come suo assistente: le statistiche suggerivano giocatori in rovina o ignorati dai dirigenti, quindi dal costo più basso, utili però alla squadra. Il modello è affine all'anatomia di Red Bird che, come Elliott, è un fondo e in quanto tale compra un asset e ne aumenta il valore nel tempo con l'idea di guadagnarci. «Io e Billy Beane abbiamo la stessa visione - ha spiegato Cardinale -. Si dice che per vincere bisogna spendere un sacco di soldi: io dico che bisogna essere più intelligenti degli altri e non sacrificare il denaro. Credo nel metodo Moneyball».

 

 


La logica deve giustificare l'investimento sui giocatori, che sono beni labili per definizione, non l'intuito. Ecco perché chi vuole accrescere il proprio valore in fretta si affida alla statistica. Lo ha fatto per primo in Europa il Midtjylland, che dalle retrovie del calcio danese si è issato in pochi anni alla Champions. Anche il Barnsley, che ha perso da poco i playoff per la promozione in Premier, ha abbracciato fedelmente il modello-Bean.

 

 


Il Tolosa, che dal 2020 ospita quote di Red Bird, ha operato con il supporto dei dati ed è tornato in Ligue 1 senza spese folli. Ad alto livello, però, non è mai stato applicato con la fermezza che un modello estremo invece richiede. La maggior parte dei grandi club usano i numeri a supporto, non come religione. Il Napoli trova idee di mercato grazie a Kama, piattaforma di alcuni ragazzi italiani. Così il ds protegge il suo lavoro. Lo stanno facendo anche Maldini e Massara, chiedendo a Red Bird garanzie su Botman: la proprietà pensa che il modello possa offrire alternative valide a meno di 30 milioni, i direttori no. La competenza italiana si scontra con il freddo pensiero Usa. Elliott si è affidata alla prima, ora sembra che si voglia trovare una via di mezzo. La domanda è se ha senso usare la squadra campione d'Italia come banco di prova