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Milan, "la profezia di Berlusconi": la telefonata a Inzaghi che ha cambiato la storia del Milan

lunedì 20 novembre 2023

2' di lettura

Quella tra Pippo Inzaghi e il Milan è stata una grande storia d'amore con tre artefici: Carlo Ancelotti in panchina, Adriano Galliani dietro a una scrivania e Silvio Berlusconi... al telefono. 

Intervistato dal Corriere della Sera, SuperPippo fa i conti con i suoi 50 anni e una voglia di calcio che non lo abbandonerà mai, anche se da un po' la cosa al primo posto nella sua vita "non è il pallone ma i miei due figli", avuti con la compagna Angela, conosciuta nel 2017, e che tra poco diventerà sua moglie. 

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Il punto più alto in rossonero la doppietta al Liverpool nella finalissima di Champions League del 2007 ad Atene, la rivincita dopo la beffa atroce di Istanbul del 2005 (da 3-0 a 3-3 e poi sconfitta ai rigori). "Due a uno e i tifosi impazziti. Ma lo sa che Berlusconi me lo aveva predetto alla vigilia? La mia presenza in campo è stata in dubbio fino a poche ore prima. Non ero al massimo e si stava già scaldando Gilardino, poi Ancelotti si impuntò. E Berlusconi mi telefonò. 'Sono sicuro che lei domani farà due gol'. E così fu. Naturalmente, alla fine della partita, il presidente mi chiamò per complimentarsi ma anche per dirmi 'Glielo avevo detto io'".

Di quel gruppo "mi mancano tante persone. Carlo Ancelotti, per dire. È un uomo intelligente, umano, presente. Una volta per il mio compleanno, che cade il 9 agosto, lasciò libera tutta la squadra per farci festeggiare. Compivo trent'anni: nessuno ci pensa mai, ma la tensione per un calciatore aumenta con l'età".

E poi Galliani, che identifica con la parola "corteggiamento": "E' una persona speciale, sa essere intelligente e lungimirante. Fu lui a offrirmi subito la panchina di allenatore Allievi Nazionali rossoneri dopo l'addio al campo da giocatore", avvenuto a 39 anni e traumatico, perché Inzaghi in realtà aveva ancora intenzione di giocare. L'intervento di Adriano fu decisivo per convincerlo a mollare la Juventus: "Galliani mi telefonò: 'Pippo, ballano cinque miliardi di lire e non riusciamo a trovare una soluzione'. D'istinto, risposi: 'Non si preoccupi, ce li metto io'. Avrei firmato un contratto di cinque anni e rinunciato a un miliardo di stipendio per ciascuna stagione".

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