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Renzi come Veltroni: ha fallito. Dietro le chiacchiere, il nulla

Gianluigi Paragone

Il sindaco di Firenze è il grande sconfitto delle primarie del Pd. Giorgio Gori e il camper non sono bastati per battere Bersani. La sua è stata una campagna "televisiva" che lo ha portato al fallimento

Ignazio Stagno
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Il flop di Renzi – perché di flop si tratta – mette in luce uno degli aspetti più controversi di questi ultimi anni: l'incidenza dei media sul consenso. Renzi è senza dubbio un campione della politica sotto i riflettori. Lo capì già ai tempi in cui era a capo della provincia di Firenze e potenziò la Florence Multimedia (una società partecipata su cui sta eseguendo i controlli la Corte dei Conti) al fine di spingere la sua immagine. Con questa web tv ogni settimana appariva per parlare direttamente ai cittadini. Divenuto sindaco di Firenze, Renzi cambiò strategia e piattaforma; egli voleva la televisione vera. Cosa fece? Strinse amicizia con Giorgio Gori, il guru ex Mediaset, allora a capo di Magnolia, la società che produceva format assai popolari come l'Isola dei Famosi. Con Gori fu amore a priva vista. Forte di questa amicizia Renzi sfondò col suo nuovo slogan politico: rottamiamo i vecchi dirgenti. La Leopolda da convention di giovani ribelli (erano con lui anche Debora Serracchiani e Pippo Civati) divenne il palco per il one man show. Uno show i cui titoli di coda sono andati in onda domenica sera, sebbene con un finale assai più amaro di quello messo in scaletta da Renzi e dai suoi amici. A conti fatti né lo show davanti alle telecamere di tutte le reti né il camper tour hanno prodotto l'effetto sperato: vincere le primarie. Renzi torna a casa con le pive nel sacco e con l'attestato di partecipazione. Sai che roba… Ore e ore di talk, di interviste, di siparietti promozionali, di copertine sui magazine popolari, di incontri descritti come bagni di folla (l'Istituto Luce sembrava antiquariato in confronto ai toni trionfali con cui veniva salutato il ragazzotto): nulla è servito. Lì era e lì è rimasto. Di contro il grigio Bersani si è infilato il cappotto e ha lasciato l'ambizioso sindaco in maniche di camicia e col cravattone nero stretto attorno al collo, commenta Gianluigi Paragone su Libero di martedì 4 dicembre. La sconfitta di Renzi non è passata inosservata. Lui che era tutto camper e messaggini con Gori, ha perso contro uno dei leader più antitelevisivi che la sinistra abbia mai avuto dopo prodi: Pierluigi Bersani. Gioventù e voglia di rottamare non sono bastati. E se avesse fatto una campagna meno all'americana e meno "goriana", cosa sarebbe successo?   Continua a leggere il commento di Gianluigi Paragone su Libero di martedì 4 novembre  

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