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“Le terapie ci sono, adesso bisognache i pazienti possano beneficiarne”

Ottimizzare i percorsi di diagnostica e terapia per chi è affetto da carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) con il riarrangiamento del gene Alk è l'obiettivo del nuovo progetto Roche

Maria Rita Montebelli
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I grandi passi compiuti nel campo dell'oncologia hanno permesso di comprendere meglio la natura dei tumori, arrivando a distinguere diverse forme della stessa patologia. La migliore conoscenza delle singole neoplasie ha avuto una positiva ricaduta sullo sviluppo di trattamenti mirati ed efficaci, in grado di cronicizzare anche tumori giunti a stadi che prima equivalevano ad una condanna senza appello. Non sempre tuttavia la pratica clinica riesce a tenere il passo con i progressi della ricerca. Per questo motivo nasce 'Centropercento', un'iniziativa che si prefigge di migliorare i percorsi diagnostici e di trattamento dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc). Il progetto ha portata nazionale, coinvolgerà, infatti, 60 centri oncologici italiani distribuiti in tutto il territorio nazionale, più di cento medici e direzioni ospedaliere. Il progetto supportato da Roche mira ad offrire ad ogni paziente con Nsclc l'opportunità della terapia personalizzata, garantendo la tipizzazione biologica del tumore attraverso un test specifico. Nel 3-5 per cento dei pazienti - ma è bene sottolineare che ci sono sottocategorie, ad esempio i  giovani fino 45 anni non fumatori, in cui la frequenza aumenta addirittura fino al 20-25 per cento - si trova infatti espresso un oncogene, l'anaplastic lymphoma kinase (Alk), che produce una proteina coinvolta nella proliferazione del tumore. Tali pazienti - se rispondenti a determinati criteri quali carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio localmente avanzato o metastatico con istologia non squamosa – potrebbero essere identificati con un test molecolare per beneficiare di un trattamento personalizzato con inibitori di Alk. “Alk è l'acronimo che indica il gene del recettore tirosin-chinasico del linfoma anaplastico. Alcuni test molecolari possono permettere di evidenziare riarrangiamenti specifici sul gene Alk nel Dna delle cellule del tumore o delle sue metastasi. La presenza di queste mutazioni consente la somministrazione di una terapia mirata al paziente affetto da carcinoma polmonare non a piccole cellule – afferma il professor Antonio Marchetti, direttore della cattedra di anatomia patologica dell'università di Chieti e membro dell'expert panel di progetto –  Per questo è quanto mai importante dare accesso a tutti i pazienti con Nsclc a questo fondamentale strumento diagnostico”. “Siamo partiti da una fotografia della situazione Italiana e abbiamo constatato un'eterogeneità nella pratica clinica per quanto attiene il percorso diagnostico del paziente affetto dal Nsclc. I tempi di risposta delle analisi molecolari e sue modalità di esecuzione non sono uniformi e sicuramente non ancora ottimali – dichiara la professoressa Silvia Novello, ordinario di oncologia medica, dipartimento di oncologia, università di Torino e membro dell'expert panel di progetto – Uno studio osservazionale Italiano effettuato su 38 centri nel 2015 dimostra che nella popolazione con diagnosi di Nsclc studiata, risulta che al 23 per cento in meno dei pazienti che avrebbero i criteri per essere testati per Alk non viene adeguatamente prescritto il test e, di conseguenza, non accederanno potenzialmente ad un trattamento personalizzato”. Di fronte a questo quadro, il progetto 'Centropercento' si propone di favorire l'accesso al 100 per cento dei pazienti in possesso dei requisiti al test per l'identificazione del riarrangiamento di Alk, supportando la definizione del percorso di cura nei 60 Centri dove il progetto è attivato: dalla diagnosi di tumore al polmone, confermata dall'anatomopatologo, alla decisione terapeutica dell'oncologo. “Il progetto mira, attraverso strumenti di organizzazione sanitaria, ad accompagnare i centri nell'ottimizzazione del percorso del paziente suggerendo le aree di miglioramento e le misure per migliorare l'accesso alla diagnosi molecolare – spiega il professor Davide Croce, direttore del centro di ricerca sull'economia e il management in sanità e nel sociale (Crems) e membro dell'expert panel di progetto –  Si prevedono una fase di analisi del contesto, ovvero l'esistenza e l'osservanza di linee guida condivise, raccomandazioni, strumenti e modalità diagnostiche molecolari ed una seconda fase di rilevazione dei dati sul percorso di cura. I dati raccolti confluiranno in una piattaforma condivisa fra tutti gli specialisti clinici coinvolti nel progetto e gli esperti di organizzazione sanitaria”. Ricordiamo che il carcinoma polmonare rappresenta una delle forme più diffuse di tumore, caratterizzata da una prognosi molto sfavorevole. La percentuale di sopravvivenza a 5 anni fra i malati di tumore al polmone in Italia è pari al 15,8 per cento stando alle linee guida Aiom 2017. Per il 2017 in Italia sono state stimate oltre 41.800 nuove diagnosi di tumore al polmone pari all'11 per cento di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale. Si stima che circa l'80 per cento dei nuovi casi di tumore al polmone siano Nsclc, la cui precisa definizione istologica è diventata critica per la corretta scelta terapeutica, soprattutto alla luce delle nuove terapie disponibili“. (MATILDE SCUDERI)

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