Il MoMA (Museum of Modern Art) non è soltanto un museo ma un’icona, un simbolo della modernità e della capacità dell’arte contemporanea di raccontare il presente, di interpretare i mutamenti sociali e tecnologici e di proiettarsi nel futuro. Nato a New York nel 1929 per volontà di tre donne visionarie, Abby Aldrich Rockefeller, Lillie P. Bliss e Mary Quinn Sullivan, il MoMA ha rappresentato fin dall’inizio una rivoluzione: mentre i grandi musei dell’epoca si concentravano sull’arte antica e sulla tradizione, questa nuova istituzione sceglieva di dedicarsi interamente al moderno, aprendo le sue porte alle avanguardie artistiche, alla fotografia, al cinema, al design, a tutte quelle forme espressive che allora erano considerate marginali. Il museo divenne presto un laboratorio culturale, capace di attrarre pubblico e critica e di ridefinire la percezione stessa di cosa potesse essere un museo.
Non a caso, una delle prime mostre organizzate, nel 1929, fu dedicata a Cézanne, Gauguin, Seurat e Van Gogh, nomi oggi indiscussi ma all’epoca non ancora unanimemente consacrati nei grandi templi dell’arte. Quella scelta fu letta come una dichiarazione di intenti: dare legittimità e spazio a ciò che non trovava collocazione nei musei tradizionali. Oggi la sua sede principale a Midtown Manhattan custodisce capolavori come “Le demoiselles d’Avignon” di Picasso, “Notte stellata” di Van Gogh, le serigrafie di Warhol, le tele di Pollock, ma anche oggetti di design che hanno fatto la storia, fotografie che hanno documentato epoche, installazioni multimediali che parlano di tecnologia e futuro.
Non è solo un contenitore di opere ma una macchina culturale che produce ricerca, educazione e sperimentazione, in grado di influenzare il gusto e lo sguardo del pubblico internazionale. Proprio questa vocazione internazionale ha portato il MoMA a crescere oltre i confini di New York, trasformandosi in una rete globale di relazioni, collaborazioni e sedi. Una delle prime esperienze fu quella con il Giappone, negli anni Ottanta, quando vennero organizzate mostre itineranti a Tokyo e Kyoto che avvicinarono il pubblico asiatico alle avanguardie europee e americane. Ancora oggi il legame è forte e si concretizza in prestiti e partnership con istituzioni come il National Museum of Modern Art di Kyoto. Anche in Europa il MoMA ha costruito legami solidi, collaborando con il Centre Pompidou di Parigi e la Tate Modern di Londra per mostre congiunte che hanno consolidato un asse culturale tra le capitali dell’arte contemporanea. Una delle espansioni più significative è stata quella del MoMA PS1, nel Queens, nato come spazio indipendente e poi entrato a far parte della galassia MoMA.
Questo centro è dedicato all’arte emergente, alle pratiche radicali e sperimentali, diventando così il volto alternativo e underground rispetto alla sede principale. Non tutti sanno che il PS1 conserva ancora parte dell’atmosfera originaria dell’ex scuola pubblica che lo ospita, con spazi volutamente grezzi che esaltano la natura sperimentale delle opere. Negli Stati Uniti il MoMA ha ispirato anche il SFMOMA di San Francisco, un museo gemello che pur essendo autonomo condivide la stessa missione: esplorare l’arte moderna e contemporanea, aprirsi al design, al cinema e alle nuove tecnologie. Ma l’eco del MoMA ha raggiunto anche l’America Latina, con progetti itineranti in Brasile, Messico, Argentina, che hanno contribuito a dare visibilità alle avanguardie locali, spesso rimaste ai margini del racconto globale. Questi scambi non hanno solo arricchito il pubblico latinoamericano ma hanno permesso al MoMA stesso di ripensare la propria identità, aprendosi a linguaggi, storie e visioni diverse da quelle euroamericane. Un esempio significativo è stato il progetto “Latin American and Caribbean Fund”, che ha consentito l’acquisizione e la valorizzazione di artisti fino ad allora trascurati dal circuito museale internazionale. Negli ultimi anni l’espansione si è fatta sempre più digitale: archivi online, tour virtuali, piattaforme educative interattive hanno reso accessibili le collezioni del museo a chiunque, in ogni parte del mondo.
Questo ha permesso di superare i limiti fisici delle sedi e di trasformare il MoMA in una vera istituzione globale, che non appartiene più soltanto a New York ma al mondo intero. Non si tratta soltanto di un’operazione tecnologica ma di una filosofia: l’arte deve essere universale, condivisa, capace di creare ponti e non barriere. Lo dimostra il fatto che, già negli anni Sessanta, il MoMA aveva intuito l’importanza dei media e dell’audiovisivo, creando una sezione dedicata al cinema che ancora oggi rappresenta una delle più complete collezioni di film e documentari al mondo. Una curiosità che pochi conoscono riguarda l’uso degli spazi del museo durante la Seconda guerra mondiale: parte delle collezioni furono messe in salvo per proteggerle dai rischi di un possibile attacco a New York, e alcune sale ospitarono programmi culturali dedicati a sostenere il morale della popolazione. Episodi che testimoniano quanto il MoMA abbia sempre avuto un ruolo attivo nella società, ben oltre la semplice conservazione delle opere. Oggi il museo è anche un brand culturale, riconosciuto ovunque, ma non ha perso la sua identità sperimentale.
Ogni mostra, ogni collaborazione, ogni nuova sede o progetto riflette la volontà di mettere in discussione le certezze, di proporre nuove letture della contemporaneità, di dare spazio a voci diverse. Questo è forse l’aspetto che più lo distingue da altre istituzioni: la capacità di reinventarsi continuamente e di restare centrale anche in un mondo in cui le dinamiche culturali e tecnologiche cambiano a velocità vertiginosa. Per molti artisti esporre al MoMA, anche in una delle sue sedi satelliti o in una mostra itinerante, significa ottenere un riconoscimento che vale come consacrazione internazionale. È un passaggio che segna le carriere, che apre mercati, che legittima linguaggi sperimentali. Ma al di là dei singoli nomi, ciò che rende il MoMA unico è la sua funzione di spazio collettivo, di laboratorio globale dove le voci del presente si incontrano e dialogano. Se il Louvre rappresenta la storia dell’arte antica e il Prado quella del classicismo europeo, il MoMA rappresenta la modernità e il suo continuo divenire. Le sue diramazioni nel mondo, fisiche e virtuali, non sono semplici filiali ma estensioni di un’idea: che l’arte moderna e contemporanea non debba essere confinata a un luogo ma appartenga a tutti, ovunque. È questa l’eredità più importante del MoMA, più delle singole collezioni o dei singoli capolavori: aver reso la modernità un’esperienza comune, globale, aperta e in continua trasformazione, una piattaforma su cui l’arte di ogni parte del mondo può confrontarsi e crescere.
Autrice dell'articolo Orchidea Colonna
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