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L'alta velocità accoglie i cani:è finita l'era della deportazione

I trasporti, da oggi, sono più civili: per fido c'è un tappeto e una ciotola. Su Italo viene fornito anche un sacchetto Monouso. "E sul treno andrò con la mia Bibi"
di Andrea Tempestini domenica 21 ottobre 2012

Mughini con la sua Bibì

4' di lettura

  di Giampiero Mughini In ogni settore della vita l’Italia è un Paese che non ha l’eguale al mondo quanto a spread tra Retorica e Realtà. Per quel che è della vita dei nostri amici più fidati e più indispensabili, i cani, la conoscete benissimo la Retorica disseminata per ogni dove sul fatto che i cani non vanno abbandonati eccetera. Poi guardate alla realtà della loro condizione di ogni giorno, ed ecco che i nostri amici non possono entrare nella maggior parte dei ristoranti o dei negozi, che è arduo trovare una spiaggia dove loro possano stare con noi e magari farsi un tuffetto. Per non parlare delle disposizioni barbariche in materia di cani che ti vuoi portare in treno per andare, che so?, da Roma o Milano.  Sino a qualche settimana fa questa eventualità equivaleva a un supplizio, e per te per il tuo cane. Io e Michela (la mia compagna) lo avevamo sperimentato con Bibì, che è una setter inglese ma è come se fosse nostra figlia.  Ebbene per andare da Roma a Milano o Bibì la portavamo in macchina o niente. O meglio una possibilità c’era: un vagone di seconda classe su un Intercity. Niente di male per la seconda classe, ma un Intercity da Roma a Milano ci mette sei ore che diventano sette con il probabilissimo ritardo. Ebbene Michela s’è fatta una volta quelle sette ore con Bibì ai piedi, buonissima come al solito, che se n’è stata accucciata per sette ore felice comunque di avere a portata di muso Michela che per lei è una divinità. Sette ore inchiodata alla condanna di essere un cane che pesa più di dieci chili (i cani piccoli, quelli sì li potevi portare in treno se chiusi nella loro celletta). Ebbene questa barbarie italiana è finita, sta finendo. Prima Trenitalia e adesso Italo ti permettono di viaggiare con il tuo cane accanto su un treno ad alta velocità che ci mette tre ore a collegare le due capitali. Ovviamente paghi un biglietto, tra la metà e il 30 per cento del costo normale. Da Italo hanno addirittura previsto di accogliere il cliente cane nel migliore dei modi. Di mettere a sua disposizione un tappetino e, mi immagino, una ciotola d’acqua. Ovvio che è piena responsabilità del padrone, munito di guinzaglio e di museruola, che il cane si comporti civilmente. Per quel che è di Bibì so già quel che succederà: che alla fine del viaggio i miei vicini di posto saranno tristissimi di vederla andar via da quanto lei li ha sedotti, s’è messa pancia all’aria pur di avere carezze, li ha guardati con l’aria da Greta Garbo nella speranza di scroccare un qualche bocconcino: il fatto è che Bibì solo l’amore conosce della vita, darlo e prenderlo.  Ebbene, per quel che è del viaggiare in treno sino a poche settimane fa a Bibì era riservato solo un Intercity di seconda classe. Non faccio paragoni sacrileghi, ma non riesco a non pensare agli ebrei parigini che nel 1942 i nazi costringevano a viaggiare solo nell’ultimo vagone della metropolitana.  Il fatto è che i cani sono trattati per molti aspetti come se fossero degli animali, e non degli esseri spesso più raffinati che non gli esseri umani. Da quando ho Bibì, io mi comporto al modo che sto per dire. Vado in un ristorante? Non lo chiedo prima se accettano o no Bibì, arrivo con lei al guinzaglio. Se mi dicono che no, non c’è problema: vado a scegliermi un altro ristorante.  In realtà non mi dicono mai di no, a denti stretti mi fanno entrare. Col risultato che alla fine della serata loro si sono innamorati di Bibì, mi supplicano di tornare al più presto, si intristiscono da morire se per caso torno senza di lei. Lo stesso vale per le case private. Cerco di portarla nove volte su dieci. Non posso farlo da Oliviero Diliberto, perché lui ha un gatto che si annuncia rissoso e dunque meglio evitare. Da Marina e Carlo Ripa di Meana c’era il problema che Carlo è un po’ reticente in fatto di cani che arrivano a casa loro e magari eccitano i loro di cani; dopo un paio di volte che ha constatato quanto Bibì sia deliziosa e in tutto misurata, anche lui la adora.  Da Francesco De Gregori poi è un cinema. Loro hanno una cagnetta piccola e mobilissima, e poi c’è che da loro gli invitati a cena sono non meno di dieci-dodici. Appena arrivo lascio libera Bibì che comincia a giocare con la loro cagnetta quattro volte più piccola di lei: la abbraccia, la mordicchia, la stende per terra con infinita tenerezza e cautela. Poi comincia a farsi il giro dei dieci-dodici commensali. Va a turno da ognuno di loro, appoggia il muso sulle loro gambe e li guarda con l’aria di dire che lei è appena uscita da un lager per cani dove da due mesi non le davano nulla da mangiare. Se funziona bene, altrimenti passa al commensale attiguo. Mai mai mai una volta che Bibì non sia stata ineccepibile nei suoi rapporti con il prossimo, fosse a due o a quattro zampe. Già mi pregusto il cinema che farà sui treni ad alta velocità, il suo cercare di fare amicizia, il suo spacciarsi da diva, i suoi sguardi da escort. Sono sicuro che darà gioia a tutti, quanta ne dà a me ogni minuto della mia vita. Quasi quasi se prendo uno dei treni del mio amico Luca  di Montezemolo e mi porto lei, mi faccio pagare per la delizia che ne verrà agli altri viaggiatori.  

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