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Carceri: Sappe, detenuto malato a Giarre lasciato morire dietro le sbarre (2)

mercoledì 30 aprile 2014

1' di lettura

(Adnkronos) - "Il detenuto -spiega il Sappe, in una nota- era presente nella sezione a custodia attenuata, dove un solo agente di polizia penitenziaria controlla stabilmente 80/90 detenuti". L'uomo, rimarca Capece, "era infermo e avrebbe dovuto discutere a breve, presso la magistratura di sorveglianza di Catania, la possibilità di poter uscire dal carcere per scontare la pena fuori, sul territorio. Purtroppo non ce l'ha fatta, ma questa morte -ancorche' dovuta a cause naturali- deve fare riflettere sulla drammaticità delle attuali condizioni penitenziarie. Persone disagiate, poveracci, che probabilmente mai godranno di interessamenti istituzionali autorevoli per le loro condizioni di vita in cella". "Quel che mi preme mettere in luce -aggiunge il leader del Sappe- e' la professionalità, la competenza e l'umanità che ogni giorno contraddistingue l'operato delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria con tutti i detenuti per garantire una carcerazione umana e attenta, pur in presenza ormai da anni di oggettive difficoltà operative come il sovraffollamento, le gravi carenze di organico di poliziotti, le strutture spesso inadeguate". "Negli ultimi vent'anni, dal 1992 al 2012 -ricorda Capece - gli agenti penitenziari hanno salvato la vita ad oltre 17.000 detenuti che hanno tentato il suicidio e ai quasi 119.000 che hanno posto in essere atti di autolesionismo, molti deturpandosi anche violentemente il corpo. Numeri su numeri -conclude- che raccontano un'emergenza purtroppo ancora sottovalutata, anche dall'Amministrazione penitenziaria che pensa alla vigilanza dinamica come unica soluzione all'invivibilità della vita nelle celle senza però far lavorare i detenuti o impiegarli in attività socialmente utili".

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