(Adnkronos) - Il criminale che non ha pagato i suoi conti con l'umanita', si tuffa nella kabbala'. Si perde nei trentadue portici in cui era suddiviso 'Il giardino dei melograni', nel libro di Cordovero. Non cerca sapienza o riscatto in quelle lettere che grondano numeri e combinazioni: e' solo convinto che nella kabbala' tutto e' gia' scritto e destinato a compiersi. Una strada che scende fino al pozzo dei segreti. La kabbala' e' "il nocciolo ignorato dal nazismo". Sfavilla di piste. Raschia la ragione, impedendo di riconoscere l'errore: "Non mi prenderanno vivo. Ne hanno presi mille di noi -dice l'uomo- non faro' la fine di una foglia d'autunno che si arrende". Nessun processo lo vedra' mai visto alla sbarra. "La nostra colpa e' piu' imperdonabile: e' la sconfitta". Una convinzione che non ha cittadinanza nella Vienna del suo rifugio. Parola che si perde nel Danubio, fiume degli zingari. Perche' la verita' non e' un'elemosina data sulla porta. Qualcuno che ha scritto che passato e' un dio che neanche Dio puo' cancellare. Nulla puo' cambiare "la sua condizione di iscritto a una lista maledetta". Sente il fiato sul collo. Lo ha sentito per tutta la vita. "Si arroccava dentro la sua storia maledetta, sapendo che li' dentro non l'avrei seguito", dice la figlia prendendo tra le mani la realta'. Lei non ha voluto risalire la corrente e sapere i fatti. E non sente affinita' con altri figli di criminali di guerra: ognuno si e' arrangiato secondo la ruggine che si e' trovato nel sangue. "La ragazza che ha scritto la storia ha fatto cosi' -spiega De Luca- altri hanno reagito secondo altra ruggine. La sua scelta dipende dal fatto che nessuna fuga e abiura puo' toglierle la dannazione di essere sua figlia. Si carica la colpa e ne ha cura, fino alla fine". Ma l'ora che unisce, pure separa. Quando una macchina corre in salita verso un passo di montagna, verso il confine austriaco, ogni vicinanza si era persa nel vento. Si corre solo incontro al destino: "non aveva niente da dirmi. Ero li' con lui e basta, come sempre". Fino all'ultima curva. Scritta in yiddish resta una parola: 'e'met', verita'. Fa male sempre.