Milano, 28 mag. (Adnkronos) - Il riso lombardo ha l'acqua alla gola. Da Pavia a Milano, dal Lodigiano alla Lomellina fino al Mantovano sono iniziati in questi giorni gli allagamenti delle 'vasche', i terreni dove le piantine che hanno raggiunto gli 8 centimetri di altezza cresceranno per i prossimi mesi sino al raccolto di settembre che, se tutto procede nella norma, dovrebbe superare le 500 mila tonnellate. I margini sempre più risicati di guadagno però, osserva la Coldiretti Lombardia, hanno provocato dal 2013 la 'cancellazione' di oltre 11 mila ettari coltivati a livello regionale, con una perdita di quasi il 12% delle superfici e un sostanziale stallo per quest'anno. La Lombardia in ogni caso, spiega la Coldiretti, continua a rappresentare più del 40% degli oltre 216 mila ettari coltivati a riso in Italia. "Noi terremo l'acqua fino al 25 agosto e dalla metà di settembre prevediamo la raccolta, anche se dipende sempre dal meteo" spiega Giorgio Carenini, coltivatore di 46 anni, con 85 ettari a riso al Zinasco, alle porte della Lomellina pavese. "Il tempo non è stato caldissimo quindi molti hanno scelto di seminare in asciutta e adesso hanno iniziato a fare entrare l'acqua" spiega Paolo Braschi, risicoltore di Vistarino, in provincia di Pavia. Fra Gaggiano e Vermezzo (in provincia di Milano) anche Fabio Camisani ha cominciato ad allagare i suoi 141 ettari coltivati principalmente a Carnaroli, una delle varietà più pregiate. "Un numero crescente di agricoltori decide di coltivare in asciutta -spiega Braschi- perché servono meno lavorazioni e si riducono i costi". (segue)