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Almerigo Grilz, ecco chi sono i testimoni delle guerre dimenticate

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Gianluca Mazzini
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Esiste un dovere della memoria ma anche un diritto a essere ricordati. Questo diritto è sempre stato negato ad Almerigo Grilz, «l’inviato ignoto» come lo ha definito Toni Capuozzo. Grilz moriva il 19 maggio del 1987 freddato da un colpo alla nuca mentre, come inviato di guerra freelance, filmava uno scontro a fuoco in Mozambico tra i guerriglieri della Renamo e i soldati regolari del Frelimo. Una delle tante guerre dimenticate degli anni ’80 che il giornalista triestino aveva deciso di seguire, abbandonata la militanza nel Movimento Sociale Italiano. E qui sta il problema che spiega la memoria negata e la rimozione della sua figura professionale nonostante sia stato il primo giornalista italiano caduto al fronte dopo la Seconda Guerra Mondiale.

A Bayeux, cittadina francese in Normandia, l’organizzazione Reporters Sans Frontières ha costruito un campo del ricordo con una selva di lapidi bianche che segnano il percorso della memoria dei giornalisti uccisi. Ogni parallelepipedo bianco indica un anno, dal 1944 a oggi.

Il primo nome italiano che si trova è quello di Almerigo Grilz. Reporters sans Frontiers non si è mai chiesta che idee politiche professasse il nostro giornalista. A differenza dell’Italia dove si è fatto a gara per oscurarne il ricordo e creare una damnatio memoriae per motivi politici. Basta ricordare che l’Ordine dei Giornalisti di Trieste, città natale di Almerigo, ha rifiutato di aggiungere una lapide con il nome di Grilz a quelle esposte all’esterno della sede per ricorda re l’inviato Rai Marco Lucchetta e gli operatori Alessandro Ota, Dario D’angelo e Miran Hrovatin, morti tra Bosnia e Somalia.

L’ex vicesegretario nazionale del Fronte della Gioventù, chiusa l’attività politica, ha raccontato guerre e guerriglie in mezzo mondo: Afghanistan, Libano, Etiopia, Mozambico, Filippine, Cambogia, Birmania. Scriveva per il Sunday Times, filmava reportage trasmessi dalle americane Cbs e Nbc, lavorava per Channel Four in Inghilterra e per il Tg1 in Italia. Nonostante questo curriculum per quasi quarant’anni, Almerigo ha continuato ad essere considerato un inviato ignoto per la maggior parte dei colleghi.

Il Premio Giornalistico Almeri g o Grilz nasce come atto riparatore. Tra i promotori due amici del giornalista triestino, oggi tra i più importanti inviati di guerra italiani: Fausto Biloslavo e Gian Mica lessin. La loro idea è stata raccolta dal Centro Studi Primo Articolo che ha presentato l’iniziativa ieri alle Stelline di Milano. Il presidente della giuria Toni Capuozzo ha chiamato a raccolta un gruppo di amici e colleghi di Almerigo tra cui Gian Marco Chiocci, Mauro Mazza, Gabriella Simoni, Giovanna Botteri, Gianfranco Peroncini, Gabriele Micalizzi. Maurizio Belpietro, Peter Gomez, Francesco Semprini. 

Scopo: individuare le migliori leve del giornalismo (under 40) che hanno saputo interpretare il ruolo di inviato sul campo con professionalità, coraggio e spirito avventuroso. Questa volta hanno risposto anche le istituzioni. Presenti alla serata Il Presidente del Senato Ignazio La Russa, gli assessori alla Cultura di Lombardia Francesca Caruso e del Friuli Venezia Giulia Mario Anzil. Messaggi di sostegno sono stati inviati dal Ministro della Cultura Sangiuliano e dal presidente della Camera Fontana. L’anno prossimo i nomi dei primi premiati nel ricordo di Almerigo.

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