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Bce, Lagarde come un killer: "A luglio, ottava mazzata". Una rapina da 340 euro al mese

Benedetta Vitetta
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Né la “recessione tecnica” dell’Eurozona, né il leggero calo della dinamica inflazionistica hanno fatto aver alcun tipo di ripensamento ai piani alti dell’Eurotower che, ieri, come previsto, hanno nuovamente alzato (si è trattato dell’ottavo rialzo consecutivo) i tassi di interesse. Di 25 punti base. A questo punto il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento sale così al 4%, al massimo dal luglio del 2007, il tasso sui depositi sale al 3,50%, massimo dal maggio del 2001, e quello sulle operazioni marginali al 4,25%, al livello massimo dall’ottobre del 2007. Insomma la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha spazzato via ogni ipotesi di “pausa”, dopo quella decisa nelle scorse ore dalla Federal Reserve americana. «È molto probabile che a luglio continueremo ad alzare i tassi» ha poi affermato nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo aggiungendo che la Bce è determinata «a far abbassare l’inflazione e per questo la manovra rialzista proseguirà fino a quando non ci sarà un cambiamento materiale della dinamica».

 

 

 

IL RITORNO DEI FALCHI

Ma che cosa ha fatto sì che sia tornato a prevalere lo spirito da”falco” da parte della maggior parte dei componenti della Bce? Alla base di queste nuove decisioni ci sarebbero le ultime stime elaborate dagli economisti. Nel comunicato che annunciava l’ennesima stretta si leggeva che «in base alle proiezioni macroeconomiche del mese di giugno, gli esperti si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025». Oltre a ciò gli analisti hanno rivisto al rialzo anche le attese sull’inflazione di fondo, ossia quella depurata da energia e alimentari che, nel 2023, si collocherebbe al 5,1%, per poi ridursi fino al 3% nel 2024 arrivando al 2,3% nel 2025. Valori quindi ben superiori rispetto all’obiettivo del 2% su cui la Bce spinge ormai da un anno. Una previsione confermata anche il premio Nobel per l’Economia e docente all'università Sda Bocconi di Milano, Michael Spence, a margine dell’incontro organizzato da Centromarca: «Nei prossimi due anni lotteremo ancora contro l’inflazione. A livello internazionale avremo una crescita lenta e probabilmente bassa. Guardando a un orizzonte più esteso, ci troveremo a vivere in un mondo con tassi d’interesse più elevati e in cui l’inflazione sarà una minaccia ancora maggiore rispetto a oggi».

 

 

 

 

MUTUI NON PIÙ GESTIBILI

A peggiorare lo scenario economico di medio termine la Bce ha ritoccato al ribasso le attese di crescita economica per quest’anno e il prossimo: indicando un tasso di crescita dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024. E il nuovo rialzo impatta su chi ha un mutuo variabile e chi è in procinto di accenderlo. «Mantenere un mutuo è diventato ingestibile. Aumentano tassi, prezzi al consumo, bollette, carburante, ma stipendi e pensioni restano fermi. La maggioranza delle persone sta volando sempre più verso la povertà». Così Anna Rea, presidente Adoc che spiega che per un mutuo da 175mila euro si è passati, in 5 anni, da un tasso variabile del 2,94% al 6,58% con aumenti a 400 euro al mese. Critico pure il vicepremier Matteo Salvini: «Con la sua politica la Bce sta danneggiando famiglie e imprese. Mi piacerebbe che la politica economica non seguisse solo algoritmi».

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