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Iran, i pasdaran non spaventano i mercati: cosa sta succedendo in Borsa

di Sandro Iacometti martedì 24 giugno 2025

3' di lettura

L'attacco americano ai tre siti nucleari iraniani fa scivolare le borse. Il nervosismo c’è, ma il panico no. E neanche i missili lanciati da Theran in serata sulle basi Usa in Qatar riescono a spaventare più di tanto, con Wall Street che, dopo una temporanea battuta di arresto, prosegue in rialzo.

La speranza e l'auspicio degli investitori è che la guerra resti contenuta e non si allarghi ad altri paesi dell'area. La presidente della Bce, Christine Lagarde parla di «eccezionale incertezza» e di «rischi sulla crescita orientati al ribasso», anche se l'inflazione è attorno all'obiettivo del 2% e, se dovessero esserci schiarite sul fronte commerciale, i mercati e l'economia potrebbe ripartire anche più forte. Ma per ora quel che regna è la cautela. Le borse europee chiudono tutte in rosso, però con cali contenuti. Il Ftse Mib di Milano cede l’1% e scende sotto la soglia dei 39mila punti, ma a frenare il listino c’è lo stacco delle cedole di diverse società che pesa per lo 0,2756%. Parigi ha ceduto lo 0,69% a 7.537 punti, Londra lo 0,19% a 8.758 punti e Francoforte lo 0,35% a 23.269 punti. Immobile Madrid (-0,01% a 13.843 punti).

Debole il comparto della difesa, con Leonardo che a Piazza Affari è tra i peggiori a -2,42%. Cede l’1,4% Rheinmetall a Francoforte, mentre a Parigi le vendite colpiscono Thales (-1,1%). Nonostante i 32 Paesi della Nato abbiano concordato di destinare il 5% del loro prodotto interno lordo alla difesa, e nonostante il segretario dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, abbia precisato che la Spagna non è esentata dall’obiettivo di aumento della spesa militare, a pesare potrebbe essere il rinvio del nuovo target. Secondo quanto indicato dal ministro degli esteri Antonio Tajani a Bruxelles, la deadline sarebbe slittata al 2035 anziché al 2030.
Più in generale l'incertezza legata all’evolversi della questione mediorientale «rappresenta un ulteriore fattore che limita la vivacità dell'attività economica negli Stati Uniti e nell'Eurozona», scrivono gli esperti di Ing.

«Il nuovo picco dei prezzi del petrolio minaccia di stravolgere l'attuale trend che vede le pressioni disinflazionistiche superare quelle inflazionistiche sia negli Stati Uniti che nell'Eurozona. Situazione già messa alla prova dal previsto impatto inflazionistico dei dazi statunitensi» e che potrebbe avere riverberi sui mercati.
A Wall Street la seduta è trascorsa in altalena. Dopo un'apertura debole, i listini americani hanno trovato slancio e hanno girato in positivo.

Poi l'attacco iraniano alle basi americane in Qatar li ha fatto girare in calo, prima di tornare a salire dopo che il governo di Doha ha confermato che i missili lanciati sono stati intercettati. A poco più di un'ora dalla chiusura, il Dow Jones guadagna +283,53 punti, pari a un +0,67%. Lo S&P 500 segue con un progresso di +40,61 punti (+0,68%), attestandosi a 6.008,43, mentre Nasdaq guida i rialzi con un balzo di +156,31 punti (+0,80%), raggiungendo quota 19.603,72.

Un'altalena destinata a continuare nelle prossime sedute fino a quando non sarà più chiaro come la situazione si evolverà. Oltre all'escalation, il timore degli investitori è che Stati Uniti vengano trascinati nel conflitto nonostante l'attacco di successo del fine settimana. In passato, infatti, l'iniziale vittoria militare gli Usa è stata seguita conflitti lunghi e costosi, come nel caso dell'Iraq e dell'Afghanistan. I listini americani hanno risentito anche delle parole della vicepresidente della Fed per la supervisione, Michelle Bowman, che ha aperto a un taglio dei tassi di interesse a luglio se l'inflazione continuerà a scendere. Un'apertura significativa anche se alcuni osservatori notano come Bowman sia stata nominata da Trump, da tempo critico del presidente della Fed, e impegnato a scegliere il successore di Jerome Powell.

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