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Manovra, Claudio Borghi: "Come mette tutti d'accordo e perché la sinistra ha perso"

di Pietro Senaldi lunedì 20 ottobre 2025

5' di lettura

«Chi ha avuto tanto, può restituire qualcosa...».

Si sente il Robin Hood del 2025?
«Matteo Salvini, nel video in cui illustrava il prelievo sui super utili delle banche inserito nella manovra finanziaria ha detto che è una sorta di Robin Hood tax, ma ha precisato che non c’è nessun furto».

E allora di cosa si tratta?
«La Robin Hood tax era una proposta di tassare le transazioni finanziarie, quindi alla fine era una gabella sui risparmiatori. Nella manovra 2025, Robin Hood va nella casa giusta».

Ma cos’ha la Lega contro le banche?
«Nulla. Però al Super Enalotto si può vincere una volta, non tutti gli anni».

La spieghi, senatore...
«Le banche italiane l’anno scorso hanno dichiarato utili per 46 miliardi; quest’anno è previsto sfondino il tetto dei 50 miliardi. Ne siamo felici, ma quel che non torna è che questo arricchimento è casuale, frutto di una congiuntura favorevole. Non hanno inventato la macchina elettrica o il chip dell’intelligenza artificiale».

Claudio Borghi di istituti di credito se ne intende parecchio. Ha lavorato per anni a Deutsche Bank, prima di fare politica viveva di finanza e ha condotto per la Lega la battaglia per risanare il buco di Monte dei Paschi. Il perché le banche fanno miliardi a palate senza alcun merito, anzi speculando sulla congiuntura, ce l’ha ben chiaro. «Abbiamo di recente avuto un lungo periodo con il costo del denaro prossimo allo zero», spiega, «e gli istituti di credito si sono strutturati per reggere il mercato, guadagnando dalle commissioni bancarie, che sono state alzate di molto, e azzerando gli interessi sui depositi. Ora che i tassi si sono alzati, le banche hanno mantenuto le condizioni pensate per l’emergenza e in più tornano a guadagnare dal rialzo del costo del denaro, con i prestiti. Però non hanno alzato gli interessi né fatto sconti ai clienti». Insomma, l’andazzo può andar bene una volta, essere l’eccezione, ma non la regola... «Tanto più», aggiunge l’economista, «che negli ultimi dieci anni le banche hanno tagliato 70mila posti di lavoro: considerato che un dipendente costa circa 80mila euro l’anno, è un alleggerimento sui conti di ogni esercizio di 5,6 miliardi».

Onorevole, questa manovra è una vittoria della Lega?
«È antipatico dirlo, ma sì, lo è. Altre volte era andata meno bene. Solo l’anno scorso neppure eravamo riusciti a far abbassare il canone Rai».

Ed è una sconfitta di Forza Italia, che l’anno scorso aveva difeso le banche?
«No, non lo è perché non c’è stata nessuna guerra. Penso che Forza Italia si sia resa conto che una difesa dei super profitti delle banche non era più sostenibile. E poi, chiediamo uno sforzo che possono benissimo sostenere».

Di che cifra si tratta?
«Meno di cinque miliardi, undici in totale in tre anni».

Come avete convinto le banche?
«Sono misure di ragionevolezza, quindi accettabili anche da chi deve pagarne il prezzo. Quando le banche erano in crisi, tra casse integrazioni, prepensionamenti e ingresso pubblico in Mps, sono costate allo Stato, quindi al cittadino, una ventina di miliardi».

Come si mette insieme quella somma?
«È tutto ancora da definire nel dettaglio, ma sostanzialmente in tre modi. Aumenteremo l’Irap del 2%. Faremo una tassazione agevolata, del 27%, sugli accantonamenti fatti dagli istituti l’anno scorso che saranno distribuiti come dividendi, e quindi tassati di un altro 26%».

Non un grande affare per gli istituti: perché dovrebbero distribuire gli accantonamenti?
«Perché se non lo fanno adesso, dall’anno successivo costerà loro il 40%».

E il terzo modo?
«Rinvieremo l’incasso per gli istituti delle deduzioni fiscali».

Se hanno vinto la Lega, il governo e i consumatori e le banche alla fine guadagnano comunque tanto, davvero non ha perso nessuno?
«Ha perso la sinistra, che chiedeva al governo il prelievo sulle banche, ma non ha mai fatto nulla di simile e se lo vede realizzato dal centrodestra».

Pensa che le banche abbiano acconsentito perché tifano centrodestra?
«Le banche sono sempre filo-governative. Però...».

Però cosa?
«Ha ragione Salvini quando afferma che le banche guadagnano tanto anche grazie alla stabilità di questo governo. Io mi occupo di conti da quando sono nato e invita mia non avevo mai visto l’Italia promossa dalle agenzie internazionali mentre soprattutto la Francia, ma anche la Germania, vanno indietro. Penso che se un giorno come questo fosse capitato con la sinistra al governo, sarebbe diventato festa nazionale al posto di San Francesco».

I critici dicono che le banche si rifaranno sulla clientela, alzando le commissioni. Non pare incredibile...
«Non credo che accadrà. In Spagna non è successo. Le banche sono state molto aiutate dallo Stato quando erano in difficoltà. E governavano altri. Ai tempi di Matteo Renzi premier le banche fallivano e i risparmiatori si uccidevano. Monte dei Paschi crollava e le sue azioni bruciavano centinaia di milioni di risparmi dei cittadini e si parlava di bail-in, ovverosia di rendere i correntisti economicamente responsabili dei fallimenti degli istituti, come se la colpa fosse loro o non piuttosto del governo, e per di più senza che dall’altra parte potessero beneficiare di eventuali guadagni».

Cos’altro le piace di questa manovra?
«La rottamazione di 16milioni di cartelle esattoriali».

Perché è un’altra vittoria della Lega?
«Perché è sacrosanta e l’avevamo fatta mettere noi nel programma».

Premia gli evasori, dice la sinistra...
«Non è vero. Primo perché si applica solo a chi ha dichiarato, e quindi non evaso. Secondo perché non annulla il debito, solo toglie le sanzioni a chi non ce l’ha fatta a pagare. Sanzioni che, me lo lasci dire, sono esorbitanti, sproporzionate, mirano alla gola, a uccidere. Se uno non ce la fa a pagare dieci, gli si chiede venti, con il risultato di ottenere zero. Ma che logica è?».

Un’altra medaglia che vuole appuntarsi?
«Io non mi appunto nulla, è stato un buon lavoro di squadra».

Un’altra medaglia al petto della Lega allora?
«Lo stop all’innalzamento di tre mesi dell’età pensionabile al 2027-28».

Però se l’aspettativa di vita aumenta...
«In Francia crollano i governi perché non si vuole alzare l’età a 64 anni. E anche quest’anno avranno un deficit del 6% rispetto al Pil, mentre il nostro tornerà sotto il 3%».

Lo stesso spendiamo troppo in pensioni, senatore...
«È naturale che dopo falcidia del Covid si sia alzata l’aspettativa media di vita. Ma prima si era abbassata di due anni».

Le piace proprio tutto?
«Ripeto, sono spettatore e applaudo una squadra che sta vincendo. La cosa che più mi piace è che perla prima volta si pensa al ceto medio, anche se in buona parte d’Europa chi guadagna 50mila euro non è ceto medio ma basso».

Era sbagliato concentrarsi solo sui redditi bassi?
«Nei redditi bassi c’è un po’ di tutto, anche chi in parte non dichiara ed evade. Se premi il ceto medio, premi il nerbo del Paese e chi davvero onora tutti i propri impegni con il Fisco».

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