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"Fra i dannati della terra": Gianni Oliva e l'epopea della Legione straniera francese

di Giulio Bucchi domenica 21 settembre 2014

3' di lettura

"La mer / Qu'on voit danser le long des golfes clairs / A des reflets d'argent / La mer Des reflets changeants /Sous la pluie". Diciamoci la verità, è così che immaginiamo il legionario francese: uno straniero seduto su una sacca di canapa nel porto di Marsiglia, con i pensieri e ricordi che si mescolano alle note malinconiche di Charles Trenet, che canta da una vecchia radio a valvole. Una bella immagine, molto cinematografica. Ma la Legione straniera è molto di più di un film: per antonomasia ultima spiaggia di disperati, delinquenti e rinnegati, il reparto fondato nel 1831 ha accolto, tra i suoi ranghi, anche la crema dell'intelletto mondiale come Ernst Junger e Curzio Malaparte, o politici e sognatori in cerca di redenzione quali Carlo Pisacane, Peppino Garibaldi e il ministro fascista Giuseppe Bottai. Con Fra i dannati della terra (Mondadori, 2014) lo storico Gianni Oliva offre uno spaccato del microcosmo umano che, da quasi due secoli, serve la Francia dai Monti Atlante alla giungla del Vietnam. Foibe, esercito della RSI, ora Legione Straniera: cosa la affascina di temi così poco noti?  "Ad uno storico devono interessare gli argomenti meno esplorati, oppure quelli sui quali ci sono materiali d'archivio nuovi: altrimenti si rischia di ripetere con altre parole ciò che è già stato scritto da altri". Cos'è la Legione?  "La Legione Straniera è un reparto costituito in Francia nel 1831 per accogliere stranieri disposti a mettersi al servizio di Parigi. Non si tratta, però, di un ordinario reparto di mercenari: in Legione sono sempre andati gli sconfitti, quelli che scappavano da una rivoluzione fallita, da un amore sfortunato, da una condanna: la Francia li ha protetti permettendolo loro di cambiare nome, ha dato loro nuova identità (come dice il motto Legio patria nostra), ha garantito la nazionalità francese dopo cinque anni di servizio: in cambio, ha usato la Legione per i compiti più difficili delle guerre coloniali, là dove le violenze inflitte e quelle subite trasformano il servizio in dramma (come è stato scritto, "con la Legione la Francia ha usato i figliastri per risparmiare i figli")". Chi erano e cosa cercavano i legionari? "Ognuno ha cercato qualcosa di differente, Bottai il riscatto, Malaparte la guerra anti-austriaca, Junger lo sfogo alla propria inquietudine. Tutti i legionari hanno un carattere irrequieto e spesso insofferente, con qualcosa da dimenticare e qualcosa da sfidare". Cento anni fa combatteva la Legione garibaldina. Furono molti gli italiani sotto bandiera francese, non è vero?  "Sì, la nazionalità più presente in Legione è quella tedesca, subito dopo quella italiana. E' comprensibile: da un lato ragioni di vicinanza, dall'altro le turbolenze di un Paese che ha conosciuto le sconfitte pre-risorgimentali del 1830/31 e del 1848 e quelle del fascismo, dall'altro ancora le difficoltà economiche che hanno indotto molti ad emigrare per trovare lavoro e qualcuno ad arruolarsi". Dal Risorgimento al Regime, tra i kepì blanc non mancano nomi illustri...  "Carlo Pisacane è stato il primo italiano illustre in Legione: legionario per amore, dopo una fuga da Napoli con una donna sposata. Bottai è stato il più significativo: vent'anni come esponente di primo piano del regime, ministro della Cultura, dopo l'8 settembre inseguito dal governo Badoglio come ex gerarca e dalla RSI come traditore del 25 luglio. La Legione gli offre protezione e lo arruola come soldato semplice: quattro anni in Algeria, sinché nel 1948, conclusi con l'assoluzione i processi a suo carico, rientra in Italia". XXI Secolo. Ha ancora senso parlare di Legione?  "La Ls opera oggi come i reparti professionali di altri Paesi, impiegata nelle missioni all'estero (in Afghanistan con le forze internazionali, in Mali con soli altri reparti francesi): in alcune occasioni ci sono anche esercitazioni comuni con altri eserciti, per esempio sulle Alpi occidentali alpini della Taurinense e legionari fanno campi invernali comuni . Gli effettivi si sono ridotti a 7.200: è ancora oggi possibile cambiare nome, anche se i Comandi fanno indagini scrupolose per evitare infiltrazioni di terroristi. La regola è la Legione prima vuole sapere tutto di te, poi ti garantisce l'anonimato. Negli anni Novanta molti legionari provenivano dalla ex-Jugoslavia, oggi le richieste di arruolamento arrivano da ragazzi mediorientali o maghrebini: come sempre è stato, la Legione è lo specchio delle turbolenze del mondo". di Marco Petrelli @marco_petrelli      

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