"Nessun sforamento del 3 per cento. C'è invece un margine tra il 2,6 e il 3 che potremo, eventualmente, utilizzare. Sempre rispettando i limiti". Matteo Renzi, in visita all'Eliseo per il faccia a faccia con il presidente francese François Hollande, preferisce non sfidare Merkel e Bruxelles e tenere un profilo basso, conciliante ed europeista. Il premier italiano è l'alter ego di Beppe Grillo: quanto il leader del M5S prova a scardinare l'Unione, tanto il segretario del Pd spinge per una riforma morbida, senza traumi della struttura comunitaria: "Nessun vincolo sarà sforato, tutti i vincoli saranno rispettati ma certo pensiamo che, nel rispetto dei vincoli, si possa riflettere insieme alla nuova Commissione Europea sul come aiutare i Paesi membri a insistere sulla crescita e la lotta alla disoccupazione". In questo confronto alla camomilla con i vertici Ue Renzi prova a trascinare anche il cauto Hollande, tra un siparietto sulle cravatte sfoggiate dai due leader (guarda il video) e slogan molto renziani, come una Europa "luogo dei cittadini e non della tecnocrazia" e "lavoreremo per avere più Europa nelle istituzioni ed euro in tasca". Il patto di stabilità interno da rompere - Ogni accelerazione sul patto del 3% avrebbe fatto irrigidire il governo di Parigi, in difficoltà di consenso e forse proprio per questo assai restio a mollare l'asse con Berlino, rassicurante nonostante la crisi economica galoppante anche Oltralpe. Renzi lo sa e prova a riportare la polemica in chiave interna: "Quando parlo di stabilità, parlo del Patto interno dei singoli Paesi". Il Patto di stabilità interno, continua il premier da Parigi, "impedisce ai Comuni di spendere per le scuole pur avendone le risorse: lo cambieremo per consentire ai nostri figli di avere scuole degne di questo nome. Perché a noi sta a cuore la stabilità burocratica ma anche, anzi, di più, quella delle aule dove si trovano i nostri figli".