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Ucraina, Vertice Ue a lavoro mentre la Crimea da l'ok all'adesione alla Russia

di simone cerroni domenica 9 marzo 2014

3' di lettura

Una situazione totalmente fuori controllo, nonostante la diplomazia è a lavoro in queste ore con il Consiglio europeo e il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per cercare di scongiurare un escalation in Crimea e di placare le furie di Putin, uno che di ordini non ne prende da nessuno. Il vero bersaglio sembrano essere divenute proprio le organizzazioni internazionali, quelle che dovrebbero essere intoccabili. Ieri la tensione è cresciuta proprio nelle ore in cui l'Osce da Odessa avviava la sua missione in Ucraina, a causa del sequestro di un funzionario Onu, l'olandese Robert Serry, costretto dalle forze filo-russe a concludere la sua missione. Oggi invece 40 osservatori Osce sono stati bloccati a un check point non lontano da Kherson mentre cercavano di raggiungere la Crimea. Nelle stesse ore la Crimea, quasi a non voler sentire le voci della diplomazia, inizava il suo percorso di riavvicinamento alla Russia, votando in Parlamento l'annessione alla Russia e anticipajndo il referendum popolare sull'annessione per il 16 marzo, come ha riferito il vice premier locale Rustam Temirgaliev. Ma Obama non ci sta e in una Conferenza stampa da Washington sulla crisi ucraina fa sapere che "il referendum in Crimea sarebbe una violazione della Costituzione ucraina e delle leggi internazionali". Sulla stessa linea di è detta Angela Merkel al termine del vertice straordinario sull'Ucraina: "E' illegale, incompatibile con la costituzione ucraina e aggrava nuovamente la situazione. Siamo stati delusi dalla Russia e siamo pronti ad agire e a riunirci in qualsiasi momento". Il vertice straordinario Ue - Un'Europa fin qui apparentemente disunita cerca una posizione comune sull’Ucraina: a Bruxelles si è tenuto il vertice straordinario dell’Unione a cui ha partecipato per la prima volta Matteo Renzi. “Dobbiamo risolvere questa crisi e l’Europa deve mostrare il suo ruolo di moderatore”, si è limitato a dire il premier ateniese Antonis Samaras, Presidente di turno dell'Unione. François Hollande ha invece affermato “Il Consiglio europeo potrà esprimere la voce dell’Unione sulla questione ucraina, dando il suo sostegno al governo ucraino per portare avanti le riforme economiche e organizzare le elezioni presidenziali”. Ma la vera protagonista è la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha parlato di due assi d’azione. Da una parte ha detto che per aiutare l’Ucraina bisogna dare a “quelli che hanno combattuto per la libertà e le democrazia” un futuro democratico. “Ecco perché – ha aggiunto – siamo favorevoli al pacchetto di aiuti finanziari deciso ieri dalla Commissione”. Ma su una cosa Berlino e Parigi sono d'accordo: il parziale recupero dell'accordo del 21 febbraio - poi vanificato dalla reazione del Maidan - tra Viktor Ianukovich, opposizione e tre ministri degli esteri europei, preteso ora da Mosca. Il tutto con l'obiettivo di formare un governo di unità nazionale per rappresentare tutti e di andare verso le presidenziali del prossimo maggio, sciogliendo le milizie estremiste e facendo ritirare le truppe russe. Chi invece risulta nettamente allarmato è Arseniy Yatsenyuk, convinto che "c'è una grande sproporzione di forze. La Russia potenza nucleare e noi no. Il confronto non è assolutamente a favore dell'Ucraina, ma noi abbiamo lo spirito e la forza e lo spirito della democrazia". Poi ha aggiunto che il governo ucraino è "determinato a firmare l'accordo di associazione con l'Unione europea al più presto", ribadendo la gratitudine ai partner europei per il pacchetto di aiuti di 11 miliardi di euro per i prossimi due anni, annunciato giovedì 5 marzo dal presidente Ue, Jose Manuel Barroso. Nel frattempo la Ue ha ufficialmente congelato, con la pubblicazione avvenuta oggi sulla Gazzetta Ufficiale, i beni del deposto presidente ucraino Viktor Ianukovich, del figlio e di altre 16 personalità legata all'ex leadership ucraina. Gli Stati Uniti - Se la Merkel ha detto l'eventuale applicazione di sanzioni dipenderà dall’esito del processo negoziale, gli Stati Uniti iniziano a prendere i primi provvedimenti. Il dipartimento di Stato ha fatto sapere che imporrà restrizioni sui visti a funzionari e singoli, che si vanno ad aggiungere al diniego dei visti chi è coinvolto nell'abuso dei diritti umani in seguito all'oppressione politica in Ucraina. Inoltre, gli Stati Uniti starebbero valutando come rimuovere gli ostacoli federali all'esportazione di gas per togliere potere di ricatto alla Russia, che alimenta i consumi dell'Ucraina e di molti Paesi Ue. Questa la posizione espressa separatamente dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney e dal sottosegretario di Stato Nicolas Burn.  

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