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Egitto, destituito Morsi: verso nuove elezioni

Caos al Cairo, festa nelle piazze. I poteri ad interim al presidente della Corte Costituzionale: "Verso nuove elezioni"
di Andrea Tempestini domenica 7 luglio 2013

Le proteste in Egitto

4' di lettura

Da golpe "soft" a golpe armato, ma senza spargimento di sangue: in Egitto sfilano i tank e viene deposto l'ormai ex presidente Mohamed Morsi. I vertici militari, alle 19, hanno annunciato che "Morsi non è più presidente dell'Egitto". In televisione, dopo il colpo di Stato, il capo delle Forze armate egiziale, il generale Abdel Fatah al Sisi, ha snocciolato la road map: Costituzione sospesa per un breve periodo di transizione, durante il quale Adil Mansour, presidente della Corte costituzionale, assumerà l'incarico di Capo di Stato ad interim. La Corte, inoltre, definirà una nuova legge elettorale per le prossime elezioni che seguiranno il periodo di transizione. Dov'è Morsi? - Dopo che l'ultimatum posto dall'esercito è scaduto alle 16.30, Morsi è stato arrestato: prima le indiscrezioni di una tv araba, poi le conferme. L'esercito ha scelto la linea della fermezza: i blindati chiudevano gli accessi a Rabaa al Adauiya, la piazza dove si concentrano i sostenitori del presidente; i tank si sfilavano sotto casa del presidente e si radunavano davanti alla tv di Stato. L'Egitto si libera del suo presidente ed è sull'orlo del caos. Il governo, quando era già circondato circondato, parlava di "golpe militare": queste le parole scelte da Essam al-Haddad, membro dell'Ufficio della guida dei Fratelli Musulmani. Morsi secondo alcune indiscrezioni si trova agli arresti domiciliari, secondo altre, invece, si trova nella caserma della Guardia Repubblicana. In serata il consigliere capo di Stato egiziano ha dichiarato: "Ignoro dove si trovi attualmente Mohamed Morsi". Le forze di sicurezza egiziane, comunque, hanno imposto al presidente deposto il divieto di espatrio. Tv sotto assedio - Il primo atto di "guerriglia" è stato il posizionamento dei tank davanti alla sede dell'emittente al Cairo; tutto lo staff è stato evacuato, ad eccezione di quello che lavora alle dirette. Ciò che resta del governo, a ridosso della scadenza dell'ultimatum, aveva fatto sapere di non pensare ad alcun passo indietro. Era infatti arrivato un duro monito del ministro dell'Interno egiziano, che in un comunicato ha spiegato di volersi attenere "all'impegno patriottico di mantenere l'ordine e la sicurezza" e di voler dunque rispondere "con fermezza a qualsiasi forma di violenza". Guarda il video dell'esercito che occupa la tv di Stato   Violenza sulle donne - C'è poi anche il lato oscuro della protesta: si contano a centinaia le aggressioni sessuali contro le donne. La folla approfitta della calca e della confusione delle proteste anti-governative in piazza Tahrir per abusare delle donne. Nella giornata del golpe, però, si segnalano anche gruppi di persone che difendono le donne dagli aggressori: è infatti nato un gruppo anti-violenze che opera in strada. Per molte donne, dopo le aggressioni, è stato necessario un intervento chirurgico. Sono stati poi segnalati chierici religiosi conservatori e alcuni funzionari di governo che, per le violenze, hanno accusato le donne stesse, che secondo loro "inviterebbero" gli uomini alle molestie e agli abusi sessuali. Morsi: "Pronto alla morte" - Nel Paese e al Cairo l'atmosfera è tesissima, piazza Tharir brulicante di oppositori, piena come non mai. Dopo una nuova notte di scontri, il campo di battaglia si è spostato nella zona attorno all'università. Il bilancio ufficiale conta 16 morti e 200 feriti. Il confronto, come è noto, è quello tra i Fratelli musulmani, il movimento islamico che sostiene il presidente Mohamed Morsi, e i militari, supportati dalla folla di piazza Tharir. Morsi fino all'ultimo non è arretrato di un millimetro e si è detto "pronto alla morte e al martirio". L'ultimatum è scaduto alle 16.30, ma il presidente aveva fatto sapere per tempo che non lo avrebbe accettato e, anzi, martedì sera in televisione aveva nuovamente chiesto all'esercito di ritirarlo. Quindi aveva aggiunto: "Sono il primo leader dell'Egitto eletto democraticamente e solo la legittimazione costituzionale garantisce che non ci sarà guerra civile". Morsi ha poi ammesso di "aver fatto degli errori" ma che difenderà il suo ruolo: "Il prezzo è la vita stessa", la sua. Altra giornata di proteste in Egitto Guarda le foto nella gallery L'appello - L'esercito, prima del golpe, aveva risposto a Morsi con il generale Sisi, che aveva chiesto al presidente di cedere il potere per salvare le vite che potrebbero andare perdute negli scontri che potrebbero seguire il colpo di Stato, largamente condiviso dalla popolazione. L'esercito, inoltre, ha fatto sapere che sospenderà la Costituzione e scioglierà il Parlamento controllato dagli islamisti. Il cerchio di fedeli di Morsi, con il passare delle ore, si è fatto sempre più esiguo: nella giornata di martedì anche il premier Hisham Qandil ha rimesso il suo mandato nelle mani del presidente, ma le dimissioni non sono state confermate. Hanno lasciato, invece, altri tre portavoce di Morsi, nonchè diversi ministri. Il ruolo di el-Baradei - Per quel che riguarda i gruppi d'opposizione, tra le novità delle ultime ore, si segnala che hanno scelto Mohamed el-Baradei per rappresentarli nei negoziati sul futuro del Paese. Il Fronte 30 Giugno ha affidato ad el-Baradei - già coordinatore del Fronte di Salvezza Nazionale - il compito di rappresentare le richieste del popolo egiziano e di delineare uno scenario che porti alla totale applicazone della "roadmap" per la transizione politica. El-Baradei è ex capo dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'Energia Atomica), Premio Nobel per la pace nel 2005; si presentò alle prime elezioni del post-Mubarak, per poi ritirarsi dalla contesa prima del voto.

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