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Mariupol, Domenico Quirico: l'inferno nella fonderia, il precedente che spiega come andrà a finire questa guerra

lunedì 18 aprile 2022

2' di lettura

Mariupol è la Stalingrado ucraina. Come 80 anni fa, oggi il cuore dell'assedio è una fonderia. Da ottant'anni, ricorda Domenico Quirico nel suo articolo su La Stampa "tutti i bambini russi, da generazioni, crescono sillabando questi nomi: la fonderia Ottobre rosso, la fabbrica di cannoni Barricata rossa, lo stabilimento chimico Lazul. A ripeterle quelle parole si gonfiano di epopea, di storia, di gloria" e "tra dieci, venti anni tutti i bambini in Ucraina impareranno a memoria un altro nome: la fonderia Azovstal, lo scriveranno nei compiti a scuola, la ripeteranno riempiendola di gloria, di eroismo, di sacrificio patriottico".

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Con ogni probabilità, visto l'assedio dei russi, su Mariupol dove sorge lo stabilimento "sventolerà un'altra bandiera, quella russa, ma per loro sarà sempre la città della gloria dove un pugno di soldati ucraini preferirono morire tra le rovine che arrendersi. Così nascono le leggende. E le guerre senza fine. Ottobre rosso, Azovstal restano nella memoria tutta la vita, si radicano, si infiltrano, incominciano a crescere e germogliare, fino a trasformarsi in qualcosa di grande, raccolgono tutta l'essenza di ciò che è avvenuto", osserva Quirico.

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Nelle sue riflessioni il giornalista ricorda dunque che "nell'agosto del 1942 i soldati russi, e ucraini, con alle spalle il Volga, barricati in una fonderia trasformata in fortezza, cambiarono il corso della Seconda guerra mondiale fermando la sesta armata nazista. Ottanta anni dopo le parti sono rovesciate. Sono i soldati russi gli invasori che devono, metro dopo metro, strappare i ruderi della più grande fonderia d'Europa ai fanti di marina e ai miliziani del battaglione Azov che rifiutano la resa. Per i russi i discutibili ultra nazionalisti dell'Azov sono 'i nazisti'. Aggrediti e invasori, vittime e aggressori: lo scambio delle parti nell'atroce gioco delle guerre".

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