Carta canta

Sanzioni a Putin, ecco cosa pensano gli italiani: il sondaggio

Tommaso Montesano

Sarà il timore per le bollette in arrivo. Oppure la preoccupazione per le case meno calde in inverno. Fatto sta che tra gli italiani, con il passare delle settimane, aumentano i dubbi sul conflitto tra Russia e Ucraina. Qualche settimana fa, i sondaggisti avevano già certificato un cambio di orientamento rispetto a quanto accade negli altri Paesi Ue.

 

Ad esempio con la contrarietà della maggioranza dei cittadini all'invio delle armi a Kiev (il 20 luglio, sondaggio Swg, il 49% degli interpellati si definiva in disaccordo rispetto alla scelta del governo). Adesso arriva la conferma sul tema del momento: le sanzioni. Secondo la rilevazione settimanale di Termometro Politico, realizzata tra il 30 agosto e il 2 settembre, la maggioranza degli italiani chiede un cambio di rotta. Di fronte all'impennata del prezzo del gas e dell'inflazione, infatti, il 51,1% si dichiara a favore di una revisione della politica adottata fin qui nei confronti della Russia. Il 28%, in particolare, ricorda che fin dall'inizio si era detto contrario ad ogni restrizione. Il 23,1%, invece, pur sostenendo- al momento dello scoppio delle ostilità- le sanzioni come risposta all'offensiva di Mosca, auspica adesso un'inversione di marcia. Obiettivo: «Rivedere l'atteggiamento verso la Russia».

 

Il 44% degli intervistati, al contrario, resta fedele alla linea dura: per il 24,2% un cambio di linea significherebbe «cedere a un ricatto» e bisognerebbe, anzi, essere ancora più duri con la Russia. Per il 19,8%, invece, andrebbe lasciato tutto così com' è: «Le sanzioni devono rimanere al livello attuale». E che qualcosa stia cambiando, sul fronte della politica estera, lo si evince anche da un altro quesito.

Quello nel quale gli interpellati sono chiamati a dire la propria rispetto all'affermazione sull'Italia «colonia non pienamente sovrana». Con sfumature diverse, il 52,1% si dichiara di fatto «sovranista», accusando l'Italia di essere, a seconda degli intervistati, vassallo di Stati Uniti, Unione europea, Germania e «finanza internazionale e multinazionali».
Per il 19,8% il nostro Paese è succube principalmente di Washington; per il 17,1% la sudditanza c'è nei confronti del sancta sanctorum europeo (Bruxelles, Francia e Germania); mentre per il 15,9% l'Italia è una colonia della finanza internazionale. Messe insieme tutte queste posizioni, risultano largamente maggioritarie rispetto a chi, invece, pensa che si tratti di «affermazioni populiste ed estremiste» (30,1%). 

Poi ci sono coloro, e pesano il 23,5%, secondo cui sarà anche vero che l'Italia non sia «pienamente sovrana», ma si tratta di una cosa buona, visto che «se i politici italiani facessero tutto quello che vogliono prenderebbero decisioni irresponsabili». Per Mario Draghi le cattive notizie non finiscono qui: il 54,5% degli intervistati dichiara di non avere fiducia nei confronti del presidente del Consiglio. E dire che proprio lui, ad aprile, aveva posizionato gli italiani sulla linea dura con la domanda allora apparsa retorica: «Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?». La risposta è arrivata.