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Jihadisti, "parola vietata": come dovete chiamare i terroristi tagliagole

Lorenzo Mottola
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Per capire la ragione per cui perderemo – o forse abbiamo già perso – la battaglia contro l’estremismo islamico può essere utile la lettura di un breve commento apparso ieri nelle pagine interne del Foglio, che descrive il dibattito in corso al Pentagono sull’utilizzo della parola “jihadista”.

Termine che, secondo i funzionari Usa, dovrebbe sparire dai documenti ufficiali perché “non inclusivo”. Qualche membro dell’Isis-K intento a studiare come ucciderci tutti potrebbe pure offendersi e incattivirsi.

Tutto parte da un documento diffuso su The Dive, la newsletter redatta dall’Ufficio del direttore nazionale dell’intelligence di Washington e inviata a tutti i funzionari interessati. I termini all’indice sono parecchi: “jihadista”, “jihadista salafita”, “estremista islamico”, “estremismo sunnita” o “estremismo sciita” e “radicalisti islamici”.

Espressioni che potrebbero risultare disturbanti e suggerire l’idea che esiste un legame diretto tra la religione islamica e la guerra santa. Ora, al di là di come la si pensi sull’effettiva consistenza di quel legame (parliamo del dibattito tra quanti ricordano che nel Corano sono presenti versetti come «Quando incontrerete infedeli, dovete ucciderli fino a farne grande strage, e stringete forte le catene dei prigionieri» e quegli studiosi islamici che sottolineano l’esistenza di altri passaggi che sembrerebbero attenuare questo precetto) fa sorridere l’idea di risolvere il problema semplicemente cambiando il termine con cui identifichiamo gli estremisti di religione musulmana.

Eppure, come ha scritto il sito Usa Daily Wire, primo a mettere le mani su questi documenti e a scriverne, è questa la nuova dottrina. Gli americani hanno perfino arruolato uno studioso esperto di questioni islamiche, il quale avrebbe consigliato di sostituire il termine “jihadista” con “kharigista”. Per chi fosse a digiuno di storia islamica, si tratta di una antica fazione maomettana ribelle dai connotati ultra radicali.

Fazione che a sua volta si è poi divisa tra quanti sostenevano la correttezza di uccidere anche i musulmani, se riconosciuti come peccatori, e quanti proponevano di ammazzare pure i parenti di suddetti peccatori. Una storia che fa riflettere sul genere di nemico che combattiamo. Ma le nostre priorità sono altre, per esempio vietare l’utilizzo delle parola “blacklist”. Secondo il Pentagono potrebbe discriminare i neri.

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