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Grecia, uccisa dall'ex mentre chiama la polizia per chiedere aiuto: "Non siamo un taxi"

sabato 6 aprile 2024

2' di lettura

"L’auto di pattuglia non è un taxi". Si è sentita rispondere così Kyriaki Griva dal poliziotto al quale aveva telefonato per chiedere aiuto. Pochi secondi dopo aver attaccato il cellulare la ventottenne è morta, pugnalata alla schiena dal suo fidanzato. Un altro femminicidio, l'ennesimo, che si sarebbe potuto evitare. Purtroppo la giovane donna non è stata presa troppo sul serio dalle forze di polizia che avrebbero dovuto proteggerla e ha pagato la leggerezza degli agenti con la vita.  È accaduto in Grecia, davanti alla stazione di polizia di Agioi Anargyro, alla periferia nord di Atene.

Racconta Agostino Gramigna sul Corriere che Kyriaki Griva si era presentata accompagnata da un’amica, alla stazione di polizia per chiedere aiuto. Visibilmente scossa e nervosa era stata accolta dall’ufficiale di servizio al quale aveva riferito di essere spaventata dal suo ex fidanzato che l'aveva seguita fin sotto la caserma, delle violenze subite e del suo essere violento. Sarebbe voluta tornare a casa e chiedeva di essere accompagnata perché aveva paura. Sentiva la sua presenza giù, in strada. Il poliziotto non ha neanche preso le sue generalità, nè ha fatto partire automaticamente la denuncia come prevede la legge greca, ma non l’ha neanche trattenuta nel dipartimento per farla calmare, né si è occupato del suo ritorno a casa. Le ha detto semplicemente che non avevano pattuglie in quel momento e che avrebbe dovuto telefonare all’operatore del servizio per averne una. Kyriaki è uscita dal dipartimento e immediatamente ha telefonato. Dalla registrazione audio della conversazione si sente la voce di Kyriaki che dice: "Mi sto perdendo. È arrivato qui. Mi aiuti". Dall’altro capo del telefono una voce fredda, irritata, risponde: "Signora, l’auto di pattuglia non è un taxi". Pochi secondi dopo Kyriaki è morta.

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In attesa del processo, si legge sul Corriere, il comandante della stazione, l’agente di polizia del call center che ha parlato con la vittima, l’ufficiale di turno, il supervisore e l’autista del supervisore sono stati rimossi dalle loro posizioni. L’assassino, 39 anni, è stato rinchiuso in un reparto psichiatrico del carcere in attesa del processo.

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