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Gaza, "Hamas ha accettato il piano". Netanyahu apre: "Tregua per gli ostaggi" di 6 settimane?

lunedì 3 giugno 2024

3' di lettura

L'Egitto è attualmente in "attesa della risposta di Israele" alla proposta di cessate il fuoco a Gaza, dopo che Hamas ha detto di considerarla "positivamente". "Hamas ha accolto positivamente la proposta di cessate il fuoco a Gaza e ora aspettiamo la risposta di Israele", ha dichiarato il ministro egiziano degli Esteri Sameh Shoukry, in visita a Madrid.

La replica del premier israeliano Benjamin Netanyahu viene giudicata una "cauta apertura", anche se restano problemi difficili da risolvere: "La guerra finirà (il tempo) per riportare indietro gli ostaggi e poi discuteremo. Ci sono altri dettagli che il presidente degli Stati Uniti non ha presentato al pubblico", sottolineando come ci siano "lacune" tra la versione israeliana e la proposta presentata da Biden giudicata "incompleta". Secondo quanto riferito da Channel 12, per Netanyahu Israele può fermare la guerra per sei settimane, ma non può porvi fine in modo permanente. "L'Iran e tutti i nostri nemici stanno a guardare per vedere se capitoleremo", ha affermato il capo di governo, sottolineando che gran parte delle notizie che circolano sulla sua posizione in merito all'accordo sono "false".

La trattativa d'altronde non è semplice, dal momento che il nodo è proprio il ruolo del movimento politico-militare ispirato alla Jihad islamica. Non a caso, il ministro della Difesa israeliana Yoav Gallant ha ribadito nel corso del suo colloquio con il segretario di Stato americano Antony Blinken "l'impegno di Israele a smantellare Hamas come autorità governativa e militare" e ha chiesto di "identificare e consentire la nascita di un governo alternativo a Gaza". Gallant ha quindi sottolineato che Israele non porrà fine all'offensiva contro Gaza fino a quando non saranno liberati gli ostaggi e non sarà allentata la morsa del gruppo islamista sull'enclave, che controlla dal 2007. 

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"La proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e di scambio di prigionieri e detenuti deve essere accettata - è sceso nei dettagli Shoukry -. La guerra nella Striscia di Gaza espone la regione al caos e le pratiche di Israele violano il diritto internazionale". Il ministro egiziano ha apprezzato "la posizione della Spagna a favore della causa palestinese, soprattutto dopo il riconoscimento dello Stato di Palestina". "Dobbiamo rispettare le regole del diritto internazionale, rispettare le decisioni della Corte internazionale di giustizia e preservare il sistema di azione multilaterale internazionale", ha aggiunto, nella consapevolezza che "la guerra nella Striscia di Gaza ha avuto ripercussioni catastrofiche sul popolo palestinese" fino a rendere il territorio "invivibile". "Speriamo di risolvere la causa palestinese sulla base della soluzione dei due Stati e della creazione di uno Stato palestinese ai confini del 1967 con Gerusalemme-Est come capitale". "La posizione egiziana è chiara nel respingere la presenza israeliana sul lato palestinese del valico di Rafah", ha proseguito, precisando che "il trattato di pace con Israele è importante e va rispettato" e che "è difficile ripristinare il valico di Rafah senza un'amministrazione palestinese dall'altra parte". 

Nel frattempo un gruppo di esperti dell'Onu ha lanciato un appello a tutti i Paesi del mondo di riconoscere uno Stato palestinese per garantire la pace in Medio Oriente. Tra di loro, c'è anche la relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi Francesca Albanese. Si tratta di una "precondizione per una pace duratura in Palestina e in tutto il Medio Oriente - a cominciare dall'immediata dichiarazione di un cessate il fuoco a Gaza e da nessuna ulteriore incursione militare a Rafah", hanno affermato. "Una soluzione a due Stati rimane l'unico percorso concordato a livello internazionale verso la pace e la sicurezza sia per la Palestina che per Israele e una via d'uscita dai cicli generazionali di violenza", hanno aggiunto. La settimana scorsa Irlanda, Norvegia e Spagna hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, scatenando l'ira di Israele che lo ha definito un premio ad Hamas.

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