Abrego Garcia, il migrante espulso: Trump, è un caso diplomatico

mercoledì 30 aprile 2025
Abrego Garcia, il migrante espulso: Trump, è un caso diplomatico
2' di lettura

Un 29enne salvadoregno, Kilmar Armando Abrego Garcia, è diventato il simbolo del pugno di ferro di Donald Trump sull'immigrazione irregolare e un caso internazionale per la Casa Bianca. 

L'amministrazione Usa ha recentemente inviato una nota diplomatica al governo di El Salvador riguardo al rilascio del migrante salvadoregno deportato il mese scorso in una prigione di massima sicurezza, rilascio che l'amministrazione Trump deve "facilitare" secondo un ordine della Corte Suprema. Lo riporta il New York Times, citando fonti informate che affermano che il governo di Nayib Bukele avrebbe detto no affermando che Abrego Garcia deve rimanere in Salvador perché cittadino salvadoregno. 

Il NY Times, peraltro, sottolinea che non è chiaro se l'azione diplomatica sia stata un vero tentativo o solo una mossa per fingere di rispettare l'ordine della Corte Suprema di far rientrare negli Usa il migrante che per ammissione stessa delle autorità è stato deportato per un errore amministrativo

Le rivelazioni, che vengono riportate anche dalla Cnn che parla di un contatto diretto tra Marco Rubio e Bukele, appaiono in netto contrasto con la posizione pubblica finora tenuta dall'amministrazione americana, che si è sempre rifiutata di chiedere il rientro negli Usa del migrante considerato "un criminale". 

Una posizione ribadita dallo stesso Trump che, nell'intervista diffusa oggi da Abcnews, ha detto che "potrebbe far tornare" Abrego Garcia con una telefonata a Bukele. "Se lui fosse il signore che dite che sia lo farei, c'è un telefono sulla mia scrivania, ma non lo è". 

"Non sono io a decidere. Abbiamo avvocati che non vogliono farlo. Io seguo la legge", ha sottolineato il presidente americano. L'amministrazione Trump sostiene che spetti solo al governo salvadoregno agire. La Casa Bianca accusa Abrego Garcia di legami con la gang MS-13, gruppo criminale considerato terroristico, ma i legali negano. Il 29enne viveva in Maryland con un permesso di lavoro e un ordine di protezione emesso nel 2019.