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Iran, il mistero delle radiazioni dopo l'attacco

domenica 22 giugno 2025

1' di lettura

Qualcosa non torna negli attacchi degli Stati Uniti. Gli Usa hanno pesantemente bombardato tre siti chiave del programma nucleare iraniano (Fordow, Natanz e Isfahan), eppure l'Agenzia dell'Onu per il nucleare (Aiea) ha comunicato che non sono stati rilevati aumenti significativi dei livelli di radiazioni al di fuori dei siti. Il motivo? In campo le ipotesi sono varie. Da una parte c'è l'Iran che sostiene che - contrariamente a quanto sostenuto dagli Stati Uniti - i siti non sono stati affatto "cancellati dalla faccia della Terra", ma solo danneggiati.

Per l'Aiea gli ultimi attacchi hanno sì colpito sei edifici in aggiunta ai quattro danneggiati in precedenza, ma questi contenevano poco o nessun materiale nucleare. "Le strutture prese di mira oggi non contenevano materiale nucleare o piccole quantità di uranio naturale o a basso arricchimento,
il che significa che l'eventuale contaminazione radioattiva è limitata agli edifici che sono stati danneggiati o distrutti", si legge in un comunicato.

L'altra ipotesi? Foto satellitari hanno rilevato la presenza di escavatrici e di un gran numero di camion all'ingresso di Fordow, altri mezzi pesanti a Isfahan e Natanz. Insomma, per l'agenzia iraniana Mehr, l'uranio arricchito era stato messo al sicuro in previsione di un attacco. Infine, come ricorda il Corriere della Sera, va precisato che i rischi di contaminazione legati a un attacco militare sono altissimi nel caso di bombardamento su un reattore nucleare, ma più limitati nel caso di colpi su siti di arricchimento nucleare.

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