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Iran, Trump lancia l'operazione "MIGA": cambio di regime a Teheran

lunedì 23 giugno 2025

3' di lettura

"Perché non può esserci un cambio di regime?". Lo dice così, nel suo modo diretto e brutale, Donald Trump: il potere dell'ayatollah Khamenei non è stato mai così traballante. Nove giorni dopo il primo attacco israeliano all'Iran, avvenuto giovedì 13 giugno, gli Stati Uniti hanno rotto gli indugi e, nella notte italiana tra sabato e ieri, 22 giugno, hanno lanciato i loro bombardieri stealth B-2 contro tre siti nucleari di Teheran in quella che è stata definita in codice operazione "Martello di mezzanotte".

Le forze armate a stelle e strisce hanno inflitto "danni monumentali" agli obiettivi presi di mira, ha dichiarato nella serata il presidente americano, riferendosi a una serie di foro satellitari non divulgate. "Distruzione totale è la parola giusta", ha affermato, dichiarando che "il danno maggiore è stato causato ben al di sotto del livello del suolo". Dunque, ha aggiunto, "Proprio nel segno!!!". Nel suo discorso dopo gli attacchi, Trump aveva assicurato che gli impianti nucleari presi di mira fossero stati "completamente e totalmente distrutti". Ieri, il generale Dan Caine, capo di stato maggiore congiunto, si è mostrato più cauto, affermando che i siti avevano subito "danni e distruzioni estremamente gravi". Tuttavia, gli esperti affermano che al momento è impossibile misurare con precisione i danni causati nel sottosuolo dai bombardamenti americani.

"Se l'attuale regime iraniano non è in grado di rendere l'Iran di nuovo grande, perché non può esserci un cambio di regime???", è la "provocazione" di Trump sul suo social Truth, lanciando il nuovo slogan MIGA, "Make Iran Great Again", sul modello di quel MAGA che ha accompagnato la sua trionfale campagna elettorale. Il suo vicepresidente, J.D. Vance, ha tuttavia assicurato che Washington sta prendendo di mira il programma nucleare iraniano, e non un cambio di regime, altamente improbabile in questa fase. La Casa Bianca ha reso noto che Trump incontrerà il suo team per la sicurezza nazionale alle 13 ora della costa orientale (le 19 italiane) per discutere del conflitto. Ottimista ma prudente sulla reale efficacia degli attacchi statunitensi a Fordow si è dichiarato lo stesso primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Pur parlando di "danni molto significativi", il premier ha però avvertito che la loro entità deve ancora essere determinata. "Esamineremo la situazione - ha detto Netanyahu - e in ogni caso faremo in modo che non vi sia alcuna minaccia da parte di questi impianti nucleari". 

L'impianto nucleare di Fordow, situato vicino alla città iraniana di Qom, è costruito all'interno di una montagna ed è strettamente sorvegliato. "Non proseguiremo le nostre azioni oltre quanto necessario per raggiungere gli obiettivi, ma non finiremo nemmeno troppo presto", ha detto Netanyahu, promettendo di evitare di entrare in una guerra di logoramento. "Quando gli obiettivi saranno raggiunti, l'operazione sarà completa e i combattimenti cesseranno", ha specificato. "Non ho dubbi che" quello di Teheran "sia un regime che vuole annientarci, ed è per questo che abbiamo intrapreso questa operazione per eliminare le due minacce concrete alla nostra esistenza: la minaccia nucleare e quella dei missili balistici. Stiamo procedendo passo dopo passo verso il raggiungimento di questi obiettivi. Siamo molto, molto vicini a completarli", ha aggiunto.

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