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Kim Jong Un si fa il villaggio vacanze all'ombra dei lager

di Matteo Legnani lunedì 7 luglio 2025

3' di lettura

Dovrebbe accogliere i primi turisti stranieri domani, il resort balneare di Wonsan-Kalma, primo nel suo genere in Corea del Nord. Si tratta di un gruppo di russi provenienti da Vladivostok, che si godranno una settimana al mare all-inclusive per circa 1.700 euro a testa grazie a un pacchetto della Vostok Intur, un’agenzia della principale città dell’oriente russo. Il resort è nuovo di zecca: inaugurato da Kim Jong Un in persona lo scorso 26 giugno, ha aperto i battenti ai turisti nord-coreani il 1 luglio.

Le foto dell’inaugurazione, diffuse dall'agenzia di news di Stato Kcna, mostrano Kim assistere ai tuffi di figuranti dagli scivoli dell’acquapark costruito vicino alla spiaggia e poi con accanto la figlia Kim Ju Ae su una terrazza panoramica da cui si può vedere l’intera località turistica. Le immagini diffuse da Kcna mostrano una grande spiaggia completa di bagni con cabine e centinaia di ombrelloni, zone a verde, un grande viale, campi da tennis, un parco acquatico e poi edifici a tre-quattro piani, grattacieli con grandi vetrate di venti e passa piani e un aeroporto costruito a qualche centinaio di metri dal litorale, alle spalle delle strutture ricettive. A scegliere la località, lungo la costa orientale del Paese a un centinaio di chilometri da Pyongyang, è stato lo stesso Kim Jong Un, cresciuto in quella zona dove le famiglie di alti burocrati di Stato vanno in ferie.

Wonsan-Kalma doveva aprire nel 2019, ma prima i ritardi nei lavori e poi l’epidemia di Covid hanno ritardato l’inaugurazione di sei anni. Il regime dichiara che il resort può ospitare fino a 20mila turisti, anche se viene naturale chiedersi da dove simili torme di visitatori potranno mai arrivare. Ci sarà una componente di turismo “domestico”, ma la Corea del Nord è fra i Paesi più poveri al mondo e il cittadino medio non ha i mezzi economici per una settimana al mare in hotel.

Il turismo internazionale, invece, è limitato ai russi, gli unici a poter entrare nel Paese, a conferma del rapporto di fiducia e stretta collaborazione vigente tra i due Paesi, rafforzatosi negli anni del conflitto ucraino.

Da sempre un Paese che concedeva visti d’ingresso agli stranieri col contagocce, la Corea del Nord ha chiuso i suoi confini con l’inizio della pandemia nel marzo 2020 e ha accolto i primi turisti russi solo a metà del 2024. Nel febbraio scorso visitatori dal Regno Unito, dalla Francia, dalla Germania e dall’Australia avevano potuto attraversato il confine con la Cina via terra. Ma qualche settimana più tardi aveva nuovamente bloccato del tutto il turismo straniero (tranne quello russo) senza fornire spiegazioni. Se anche la situazione dovesse mutare, i turisti occidentali (come sempre) faranno richiesta di visto per visitare Pyongyang coi suoi viali deserti, i monumenti faraonici e l’architettura brutalista di stampo sovietico, oltre che per sbirciare la zona demilitarizzata, non certo per andare in una spiaggia che pare la versione tirata a lucido di una località balneare rumena sul Mar Nero. Per questo, l’impressione è che Wonsan-Kalma, più che un’attrazione turistica realizzata per attirare valuta straniera pregiata, sia l’ennesimo monumento al culto personale di Kim Jong Un.

Una nuova immagine da cartolina da spedire all’estero da parte di un regime che ancora oggi tiene circa 200mila prigionieri in campi di concentramento. Uno, Ryongdam rinchiude 3mila persone, si trova appena un paio di chilometri a sud delle spiagge del resort, mentre a una decina di km sorge il Campo di rieducazione n. 88 di Wonsan.

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