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L’UE PENSA ALL’UCRAINA USA E RUSSIA ALL’ARTICO

Gli occhi del mondo saranno concentrati sull’Alaska. Ma gli occhi di Trump e di Putin si alzeranno per guardare il circolo polare Artico, la miniera sotto il ghiaccio
di Gianluigi Paragone martedì 12 agosto 2025

3' di lettura

Gli occhi del mondo saranno concentrati sull’Alaska. Ma gli occhi di Trump e di Putin si alzeranno per guardare il circolo polare Artico, la miniera sotto il ghiaccio. È su questa zona strategica che il presidente americano ha da tempo posato lo sguardo per rendere l’America “first”. Ma per farlo ha bisogno della Russia, che occupa il grosso delle terre e pure dei mari ghiacciati. L’Artico sarà uno dei punti della trattativa, ecco perché è difficile che Trump e Putin allargheranno la fotografia a Zelensky o, ancor più, all’Europa. Il primo si dovrà fidare (in un concetto di fiducia dove gli interessi americani prevalgono e prevarranno); la seconda... abbozzerà. Rispetto alla zona del circolo polare se è vero che la Ue non ha dossier pesanti (intendo pesanti da potersi imporre negli scenari caldi della globalizzazione), è altrettanto vero che c’è una Europa che lì si affaccia e ha suoi interessi. Gli Stati del Continente europeo che si affacciano sull’oceano glaciale artico sono la Norvegia (Nato ma non Ue); la Danimarca (nella Nato, nella Ue ma senza l’euro) con le regioni autonome della Groenlandia, oggetto dei desideri della presidenza Trump, e delle isole Faer Øer; la Finlandia (unico paese scandinavo a essere sia nella Nato, sia nella Ue e sia nell’eurozona); l’Islanda (nella Nato ma fuori dalla Ue); la Svezia (nella Nato, nella Ue ma non nell’area euro). Completano la geografia artica la Russia, il Canada e l’America- appunto - con l’Alaska.

Qui, dicevamo, Putin farà valere i suoi 40mila chilometri di territorio. Che con un silenzioso pressing pesano e aumentano di volume grazie a due provvedimenti (uno dei quali passato addirittura con un voto delle Nazioni Unite il 6 febbraio del 2023, quindi in piena guerra con l’Ucraina) in base ai quali sono state riconosciute le pretese russe persino sul polo nord geografico e nei fondali marini per altri 1,7 km quadrati in quanto proiezione della sua piattaforma continentale.

Cosa nascondono di strategico l’oceano glaciale e le sue terre? Il futuro. Dire “artico” significa 1,5 mila miliardi di metri cubi di gas; 83 miliardi di barili di petrolio non esplorato; giacimenti inestimabili di terre rare, cioè i minerali delle nuove frontiere industriali. Dire “artico” significa inoltre fare i conti con uno dei più grossi bacini di acqua potabile, cioè l’oro blu. E infine dire “artico” significa indicare la nuova rotta commerciale navale, il by-pass tra l’Atlantico e il Pacifico. Senza ovviamente considerare la grande piattaforma militare dove posizionare missili di lunga gittata come hanno fatto Russia e Cina dopo la recente intesa. Ora, chi pensa che tutto questo specie alla luce del riscaldamento globale- non rivoluzioni il peso geopolitico dei player globali sta commettendo il più colossale degli errori. L’Europa, dopo aver trascurato il “suo” Mediterraneo, ormai è fuorigioco persino nella sua parte più a nord. Coi dazi, la Cina ha dimostrato che il peso contrattuale aumenta quando disponi di una leva negoziale forte.
Per questo Trump non le lascia spazio. Ed è per lo stesso motivo che preferisce la legittimazione politica di Putin in un’ottica di allontanamento russo da Pechino (situazione che tutto sommato piace anche al Cremlino, ben lieto di sottrarsi dall’abbraccio con Xi Jinping). E l’Ucraina? Trump tratterà senza fare regali (non vuole mica creare un precedente per consentire l’occupazione e la presa di Taiwan) anche perché- tra le altre cose- il Donbass, con il suo bacino minerario, è la più grande riserva in Europa di manganese e di titanio, uranio, grafite, caolino, cioè gli “ingredienti base” dell’industria hi-tech e green. In Alaska la partita è assai complessa.

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