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"Tappeto russo": il titolo che piace al “giornale unico”

Dopo il gioco di parole "da paria a pari", i media nostrani coperti e allineati anche sull’accoglienza riservata a Putin
di Matteo Legnani lunedì 18 agosto 2025

2' di lettura

Dopo la «rotativa digitale unica» di sabato, quando i siti web dei due maggiori quotidiani italiani (Il Corriere della Sera e la Repubblica) hanno titolato l'esito del summit in Alaska usando la fotocopiatrice nel descrivere «Putin da paria a pari» grazie (o per colpa, dal loro punto di vista) dell'accoglienza riservatagli ad Anchorage da Donald Trump, ieri la rotativa unica (questa volta non digitale, ma quella vera, che stampa i giornali) si è ripetuta calcando su un altro aspetto dell'incontro tra i due leader: quello del tappeto rosso, steso sull'asfalto della base aerea di Elmendorf-Richardson in onore del leader del Cremlino dai padroni di casa americani.

Un elemento del cerimoniale che, peraltro, la Repubblica aveva già colto sabato, visto che il titolo completo dell'articolo d'apertura della sua edizione digitale era «Il trionfo di Vladimir accolto sul tappeto rosso; così da paria è diventato pari», e che l'Avvenire e La Stampa, ieri, in testa alle rispettive prime pagine hanno usato in fotocopia, titolando il primo «Il tappeto russo» e la seconda addirittura «Trump, tappeto russo», alludendo al fatto che (secondo i suoi critici) il presidente americano in Alaska abbia recitato la parte di tappetino dello “zar”, uscendo sconfitto dal summit da cui alcuni si aspettavano la fine del conflitto in Ucraina.

Ora, se c’è un aspetto del benvenuto riservato venerdì da Trump a Putin suscettibile di censura (tanto che la Casa Bianca lo ha effettivamente censurato, nelle immagini ufficiali distribuite ai media americani) è quello dell’applauso, pur breve, che il presidente Usa ha riservato al leader del Cremlino che gli veniva incontro sull’ormai famoso tappeto rosso/russo. Ma il tappeto, quello no: fa parte di qualunque cerimoniale, in occasione Di un incontro tra i leader di due Stati. Insomma, gli americani hanno solo fatto quel che andava fatto in un’occasione comunque storica.
Certo, se non a tutti certamente a molti sarebbe piaciuto vedere Putin accolto non con il tappeto rosso, ma con le manette, e portato via in attesa di essere giudicato da un tribunale internazionale. Già, e poi? Trump lo aveva messo in chiaro subito, che con la Russia avrebbe giocato tutta la partita sulla diplomazia, anziché sulle sanzioni e altri strumenti coercitivi. E il motivo non sta in una sua qualche simpatia da “tappetino” per Putin, ma nel fatto, ad esempio, che in quasi tre anni le sanzioni varate dagli europei e da Biden nei confronti di Mosca si sono dimostrate di dubbia efficacia. Per cui, se non resta evidentemente altro che la diplomazia per porre fine alla guerra, ben venga il tappeto rosso. O russo che sia.

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