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Trump si tira fuori, "olio e aceto": il gelo su Russia e Ucraina

di Costanza Cavalli sabato 23 agosto 2025

3' di lettura

L’agenda resta vuota. La dicotomia fra Mosca e Kiev è inconciliabile: organizzare un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky «è difficile come mescolare olio e aceto - ha detto ieri Donald Trump - non sono contento di niente di quella guerra». La Russia non ne vuole sapere di un bilaterale (in effetti, ad oggi, a che servirebbe senza un “accordo quadro”, ovvero un documento che definisca i parametri di un’intesa finale e che guidi i negoziati?) né di un cessate il fuoco (perché farlo visto che l’accelerazione dei combattimenti è un’arma nelle trattative?). Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha chiarito, in un’intervista all’Nbc, che «l’incontro non è pianificato. Putin è pronto a incontrare Zelensky quando sarà steso l’ordine del giorno del summit e questo ordine del giorno non è affatto pronto». Conditio sine qua non per sedersi a un tavolo sono la non adesione alla Nato da parte di Kiev e le questioni territoriali, «e Zelensky ha detto di no a tutti i punti proposti per un accordo», è la versione di Lavrov.

L’Ucraina - che ha scatenato un caso diplomatico bombardando per la terza volta l’oleodotto Druzhba in territorio russo, bloccando però le forniture di petrolio a Slovacchia e Ungheria - chiede nuove e severe sanzioni contro Mosca e punta a «ottenere garanzie di sicurezza come l’articolo 5 del trattato Nato», ha dichiarato ieri il leader di Kiev in conferenza stampa. Accanto a lui c’era il segretario generale della Nato, Mark Rutte, in visita a sorpresa nella capitale, con il quale, ha ribadito Zelensky, «abbiamo discusso quali potrebbero essere i nostri prossimi passi congiunti per garantire maggiore sicurezza all’Ucraina e all’Europa e avvicinarci alla fine della guerra».

Alla formula delle garanzie di sicurezza stanno lavorando, sotto la supervisione del segretario di Stato americano Marco Rubio, i rappresentanti dei membri Nato: entro la fine della settimana prossima sarà pronto un testo nel quale saranno stilate le modalità per la fornitura di armi, il sostegno finanziario alle forze di difesa, lo scambio di dati di intelligence e lo svolgimento di missioni di addestramento congiunte dopo la fine delle ostilità. «Così che – ha detto Rutte – quando arriverà il momento l’Ucraina abbia alle spalle la forza dei suoi amici, assicurando che la Russia non provi più a prendersi un solo chilometro di questo Stato». Dagli alleati europei, intanto, arriveranno «oltre 4 miliardi di euro», ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (l’ammontare degli aiuti a Kiev tocca così 168,9 miliardi).

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Di garanzie di sicurezza continua a parlare anche Mosca: Zelensky finge di non capire («La Russia è l’aggressore, non so di quale garanzie abbia bisogno», ha ripetuto ieri), Trump ha invece capito così bene che ieri è tornato a dire: «Preferirei non esserci all’incontro Putin-Zelensky». Verso la fine della conferenza stampa in Alaska, infatti, Putin ha dichiarato di concordare con Trump sull’affermazione secondo cui questa guerra avrebbe potuto essere evitata se l’ex tycoon fosse stato presidente.

L’affermazione non è stata né una frase fatta né un modo per ingraziarsi l’americano: lo zar ha sottolineato quanto l’approccio di Washington sia cambiato rispetto alla precedente amministrazione. Mentre Biden vedeva la il Patto Atlantico come la forza del bene, l’attuale inquilino della Casa Bianca sembra anche comprendere che la Nato, in quanto alleanza militare, possa essere percepita, da chi ne è escluso, come una minaccia. Proprio per questo, ha detto ieri Zelensky, «l’unica persona che può fermare Putin è Trump».

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Pur essendo, anche lui, costretto a mescolare l’olio con l’aceto, ovvero le due promesse fatte in campagna elettorale: porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra e porre fine alla guerra stessa. Il dilemma avrà vita breve: «Tra due settimane sapremo che direzione prenderò: se imporre «sanzioni massicce» alla Russia o non fare nulla e dire «è la vostra battaglia».
 

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