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Cosa vuole davvero Putin

di Mario Sechi giovedì 11 settembre 2025

5' di lettura

Che cosa vuole davvero Vladimir Putin? Se la risposta è ancora quella di Churchill siamo certamente nei guai: «La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma». L’Unione Sovietica non c’è più, dal 1991, anno del crollo dell’Urss, sono passati 34 anni, Vladimir Putin dalle file del Kgb è diventato l’eterno presidente, quel paese sterminato che il senator John McCain chiamava «la gigantesca stazione del gas» è rimasto un titano dell’energia ma non si è trasformato in una potenza della manifattura. L’esercito sconfitto in Afghanistan nel 1991 è tornato a minacciare l’Europa. La Russia resta la Russia, sempre quell’enigma, ma le mosse di Putin non sono così oscure, nel buio i bagliori dei pensieri del Cremlino sono visibili. Lo sconfinamento dei droni nello spazio aereo della Polonia è chiaramente uno “stress test” per mettere alla prova l’Unione Europa e soprattutto gli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Unione ben più importanti delle reazioni dei leader politici saranno nei prossimi giorni i sentimenti dell’opinione pubblica; quanto alla Casa Bianca, il commento di Trump ieri è stato molto misurato, prudente, con la porta ancora aperta a un negoziato con il Cremlino. Putin fin dall’inizio della guerra ha sfruttato quelle che considera le “debolezze della democrazia” e dunque lavora per fare pressione soprattutto sul dibattito pubblico, per dividere le posizioni politiche sulla guerra in Ucraina e far valere la sua idea di negoziato: sto vincendo io e dell’Ucraina prendo quel che voglio io. È chiaramente una posizione estrema, i russi sono grandi negoziatori, sanno anche loro che è insostenibile. Ma sanno anche che il conflitto è rimasto sempre nei confini dell’Ucraina, senza boots on the ground di truppe straniere, con un impegno oneroso ma ancora sostenibile da parte degli Stati europei e con la grande mano dello zio Sam a guidare le operazioni, dare copertura, rifornire gli arsenali.


Quanto potrà durare questo stallo, le sanzioni con la Russia non hanno funzionato, l’economia di Mosca si è riconvertita alla guerra, le rotte energetiche sono passate dall’Europa alla Cina, qualche analista (Branko Milanovic) in una serie di fictional scenarios sul futuro è arrivato a ipotizzare perfino lo spostamento della capitale da Mosca a Vladivostok. Che cosa vuole Putin? È la domanda che tutti ci poniamo da 1296 giorni di una guerra che ha un ritmo stagionale. D’inverno sprofonda in un oceano di trincee, neve e ghiaccio, in primavera-estate, quando il gelo si dilegua diventa un carro trainato da tre cavalli, accelera in una folle corsa della troika nel finale de Le anime morte di Nicolaj Gogol. Alla guida del carro c’è lui, l’uomo del Cremlino, Vladimir Putin. Il test dei droni per lui è poco più di una carambola nello spazio aereo di Varsavia, è un divertissement (cercate su Youtube i piloti dei caccia russi Sukhoi che si divertono a sfiorare navi della marina americana, affiancare aerei di sorveglianza del Pentagono e così via). Questa sbruffonaggine è un tratto del carattere dei militari russi e non va sottovalutata perché fa parte anche della cultura di Putin, un professionista della guerra. Il presidente Sergio Mattarella ha evocato il 1914, gli errori commessi negli anni e nei mesi precedenti la Prima guerra mondiale, a qualcuno è sembrata un’iperbole, ma io penso che il Presidente in realtà abbia ben chiaro le pagine di un libro di Christopher Clark intitolato “I sonnambuli” dove emerge il racconto degli errori commessi dalle cancellerie europee alla vigilia della Grande Guerra, non furono in grado di vedere la realtà dell’orrore, la potenza della trasformazione tecnologica della guerra, l’imminente carneficina. Il parallelo con il 1914 è un monito a non distrarsi, a non farsi imprigionare nella retorica, a guardare lo scenario con grande realismo. Tutto questo non basta però a rispondere alla domanda: che cosa vuole davvero Putin? Lo sconfinamento dei droni è avvenuto durante un’esercitazione al confine tra Russia e Bielorussia. Tra le simulazioni c’è anche quella di un’invasione in territorio europeo. La penetrazione di quei droni nello spazio aereo della Polonia ha trasformato l’esercitazione in un fatto reale. I russi in una notte e un mattino (dalle 23:30 di martedì alle 6:30 di mercoledì) hanno visto: la prima risposta militare di monitoraggio e di intercettazione dei droni da parte degli alleati; quali mezzi si sono mossi e chili ha attivati e a quali nazioni appartengono; come sono stati schermati gli obiettivi dal punto di vista della guerra elettronica; se ci sono stati movimenti o spostamenti di materiale sensibile e altri mezzi militari; infine la reazione delle cancellerie europee sul piano diplomatico.


Putin è un veterano della guerra, dunque non si è affatto sorpreso dell’attivazione dell’articolo 4 da parte della Polonia, e non farebbe neanche un plissé di fronte a un’escalation per discutere (che è cosa diversa dall’attivare) anche di un’eventuale articolo 5 che prevede la mutua assistenza, cosa tra l’altro già avvenuta perché in Polonia sono intervenute più nazioni. Putin ha gettato le carte sul tavolo facendo un bluff, non c’era nessuna intenzione di colpire, ma in una sola mano ha visto le carte degli avversari e scoperto fino a che punto di quel gioco possono arrivare. Tutto questo è molto interessante perché la Russia sta chiaramente spingendo sulle nostre paure, sui timori degli europei, sull’inquietudine dell’opinione pubblica, il suo bersaglio è la politica europea, vuole insinuarsi nei meccanismi del consenso (e dissenso) delle nostre democrazie e sfruttarle a suo favore sul tavolo di un negoziato con l’Ucraina che prima o poi arriverà. Tutte le guerre finiscono, sul terreno Putin ha il vantaggio di una forza occupante ma lo svantaggio dell’aggressore, sa che può ottenere molto ma non tutto. Il suo guadagno diventa più grande non se allarga la guerra, ma se ne allunga l’ombra verso altri paesi, se fa balenare nella mente dei cittadini europei che quello che abbiamo visto finora in Ucraina potrebbe duplicarsi altrove. Io non penso che Putin voglia fare la guerra, ma che la voglia mostrare questo è certo. L’azione dei droni è una realtà che serve per la rappresentazione. Provate a pensare alle difficoltà della Germania retta da un’incerta alleanza tra cristiano-democratici e socialisti (con l’Afd che oggi è il primo partito), guardate la crisi profonda della Francia e il mesto declino di Macron; sfogliate l’album dei guai di Pedro Sanchez in Spagna, ascoltate il tremore che si percepisce nei discorsi del premier inglese Keir Starmer. Tranne l’Italia, gli Stati europei sono malati, prigionieri di crisi di sistema con un crescente distacco tra le politiche dell’establishment e le aspettative degli elettori. Che cosa vuole davvero Putin? Non abbiamo risolto davvero l’enigma ma qualcosa si va chiarendo, vuole tutto il controllo del territorio che ha occupato in Ucraina e per ottenerlo ha bisogno di mantenere un buon rapporto con Donald Trump e accelerare la caduta di uno o più governi europei.

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