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Le strade di Londra piene per Charlie e per la libertà

Centinaia di migliaia di persone sfilano nella capitale del Regno Unito per la difesa dei valori occidentali. Nel nome del giovane americano ucciso
di Carlo Nicolato domenica 14 settembre 2025

3' di lettura

Solo qualche mese fa nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Tommy Robinson, al secolo Stephen Yaxley-Lennon, considerato poco più di un hooligan che passa con troppa disinvoltura dalla politica alle patrie galere, sarebbe riuscito un giorno a trascinare per le strade di Londra oltre centomila sostenitori uniti sotto la bandiera nazionale e uno slogan emblematico, “Unite the Kingdom”. Ma la Gran Bretagna - tra invasione di immigrati, crisi politica, economica e d’identità- è un Paese esasperato, che non è più disposto ad andare per il sottile. E la concomitanza dell’assassinio di Charlie Kirk (e di quello brutale di Iryna Zarutska) sull’altra sponda dell’Oceano ha trasformato una protesta contro l’immigrazione in qualcosa di più importante, nella «più grande manifestazione della storia britannica», come l’ha definita Robinson, per il diritto di parola e di difesa dei valori occidentali, alla quale hanno partecipato tra gli altri alcuni esponenti della destra mondiale del calibro di Steve Bannon, Eric Zemmour ed Elon Musk (in videochiamata) che invita i britannici a cambiare governo. Londra è piena di «patrioti», ha scritto Robinson su X, convinto che «la scintilla è scoccata, la rivoluzione è iniziata».

SFIDA ANTAGONISTA Ovviamente la sinistra non poteva lasciare la piazza alla destra e ha organizzato con il gruppo Stand Up To Racism una contromanifestazione provocatoria. I 1.600 poliziotti arrivati anche dalle città vicine si sono rivelati fondamentali per evitare che le due parti arrivassero allo scontro diretto. Secondo le testimonianze degli agenti sarebbe stato per primo un gruppo proveniente da “Unite The Kingdom” a tentare di farsi strada attraverso il cordone di poliziotti. «Quando gli agenti sono intervenuti per fermarli, hanno dovuto affrontare una violenza inaccettabile. Sono stati aggrediti con calci e pugni. Sono stati lanciati bottiglie, razzi e altri oggetti», ha affermato un portavoce. I filmati mostrano le immagini delle violenze, gente con il volto sanguinante e arresti a decine. Tra questi quello di un uomo con la bandiera dell'Unione avvolta intorno alla vita: il manifestante viene preso con la forza e scortato verso Scotland Yard. Tantissime le Union Jack, ancora di più le croci di San Giorgio, ma tra i manifestanti non c’erano solo britannici. C’era gente che veniva dagli Stati Uniti in particolare, e alcuni perfino dalla Nuova Zelanda, un gruppo di maori che ha inscenato una haka per Charlie Kirk. Tra i primi a prendere la parola l’attore Laurence Fox che ha detto di pregare per Kirk e che bisognerebbe usare una «spada» contro coloro che mettono a tacere la libertà di espressione. «La nostra nazione è importante. Questa è casa nostra, non abbiamo nessun altro posto dove andare», ha gridato. «La rivoluzione è iniziata», ha ripetuto Tommy Robinson alla folla, «sono riusciti a metterci a tacere per 20 anni con le etichette: razzisti, islamofobi, di estrema destra.

Non funzionano più. La diga è definitivamente crollata. Il gatto è uscito dal sacco e non c'è modo di rimetterlo dentro. La maggioranza silenziosa non tacerà più». Tra gli altri oratori anche il fondamentalista cristiano neozelandese Brian Tamaki, che ha invitato a vietare «qualsiasi forma di espressione pubblica nella nostra nazione cristiana, da parte di persone di altre religioni. Vietate l'halal. Vietate il burqa. Vietate moschee, templi, santuari. Non vogliamo queste cose nei nostri Paesi».

SILENZIO, SI CENSURA A sorpresa, tra applausi e urla di gioia, sul palco è apparsa anche Courtney Wright, la ragazzina di Rugby alla quale è stato impedito di indossare un abito con la bandiera dell'Unione e tenere un discorso sull'essere britannica in occasione di una Giornata della cultura. «Anche se ho solo 13 anni», ha detto, «so già quanto siamo fortunati a vivere in questo Paese. La Gran Bretagna è la nostra casa, è un luogo costruito sul coraggio, sul sacrificio e sulla libertà. Milioni di persone prima di noi hanno combattuto per proteggerla ed è nostro dovere amarla, rispettarla e mantenerla forte». Dall’altra parte sfilava surreale la manifestazione degli antifascisti, bandiere britanniche in formato LGBTQ e la scritta “Diverse Britain”. Perlopiù donne tra cui la deputata indipendente Diane Abbott che a SkyNews ha detto che «è una bugia pericolosa cercare di dire che gli uomini di colore sono una minaccia per le donne. Dobbiamo stroncarla».

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